giovedì 25 dicembre 2008

Cos'è? Cos'è?


The Nightmare Before Christmas - Cos'è?



Billy Idol - Jingle Bell Rock



Judy Garland - Have Yourself A Merry Little Christmas


E per concludere, "White Christmas" nella versione di Babbo Natale accompagnato dal coro ufficiale delle Renne.

Se ancora non ne avete abbastanza ho inserito altre canzoncine nelle Colonne Foniche.

sabato 20 dicembre 2008

Esperimenti da fotoreporter - Atto II

FIRENZE 10/12/2008
Manifestazione dell'Accademia delle Belle Arti di Firenze.

(ANSA) - FIRENZE, 10 Dicembre 2008 - Un funerale dell'arte e della cultura: questo il senso della protesta di circa 200 studenti dell'Accademia delle belle arti di Firenze che oggi hanno portato in corteo una bara di legno e cartapesta con dentro libri, tavolozze e pennarelli. Il corteo è partito da piazza San Marco e passando sotto il Duomo si è concluso in piazza della Signoria dove è andata in scena una piccola performance teatrale, sotto lo sguardo curioso di molti turisti. Tra i timori principali degli studenti l'ingresso nelle Accademie di privati e Fondazioni. "Noi la crisi non la paghiamo" è stato uno degli slogan scanditi dai manifestanti che hanno esposto uno striscione con la scritta "Per l'accademia a Natale non ci sono regali". La manifestazione a Firenze, è stato spiegato dagli studenti, è stata coordinata dal Gruppo delle Accademie italiane che stanno dando vita oggi ad altre iniziative nelle 20 città sedi di Accademie. "Subiamo sia nei tagli, sia nei contenuti" hanno detto gli studenti. "Non protestiamo solo contro la Gelmini, ma contro gli ultimi 4 ministri che sono stati nei governi, sia di destra sia di sinistra". Gli studenti fiorentini sono in assemblea permanente e stanno valutando anche l'opportunità di occupare, ma tutto sarà rimandato a dopo le manifestazioni del 12 dicembre, a cui parteciperanno.



Esequie on the road (e precisamente sulla striscia).

Necrofori rastafariani.

Tutti dietro allo striscione.Ho detto, Tutti dietro allo striscione.

Benedizione.



Ooooooooo.........

La Sottoesposizione.

Notare il concorrente della "Repubblica" sulla sinistra.

Hic sunt leones.


(Consulenza tecnica del Polpo)

venerdì 19 dicembre 2008

Ragazze in Rivolta











Le Bikini Kill furono un gruppo musicale, attivo dal '91 al '98, portavoce della corrente femminista Riot Grrrl (letteralmente "ragazze insurrezioniste"). Questo era un movimento sociale emerso dalla scena Indie Rock caratterizzato da un femminismo militante sfrenato e alquanto estremista, "vaginocentriche fino al punto da ritenere le lesbiche le uniche autentiche femministe". Contro il predominio maschile e a favore del potere alle donne i loro testi descrivono spesso situazioni di abuso nei confonti del gentil sesso (oramai diventato ex con il loro movimento): parlano appunto di stupro, lesbismo, sessismo, abusi domestici, rivolta.




Kathleen Hanna (voce) e Tobi Vail (batteria), amiche dai tempi del college, sono le fondatrici del gruppo assieme ad Kathi Wilcox e Billy Karren. Musica aggressiva, selvaggia, rudimentale, ispirata alla musica Punk uscita fuori dal '77 (Sex Pistols, Adverts) e al contemporaneo Grunge di Kurt Cobain (con il quale Tobi Vail ebbe una relazione). Kathleen urla come una forsennata le loro canzoni seminate qua e là da riff di chitarre feroci e melodie approssimate. Un aneddoto vuole che la cantante, dopo una festa a casa di Cobain, scrisse su un muro "Kurt smells like teen spirit" (teen spirit è una marca di deodoranti molto nota tra gli adolescenti americani), da qui il titolo della canzone dei Nirvana "Smells like teen spirit". Nonostante la discutibile statura artistica la band ha influenzato molti gruppi formatosi negli anni avvenire dando un esempio deciso di rock band tutta al femminile. E allora anche le donne possono fare punk-rock, e lo fanno nel modo più grezzo possibile!.








Album:

1991- Revolution girl style now (EP)

1991- Bikini Kill (EP)
1993- Pussy Whipped (considerato il migliore della band)

1996- Reject all american

Qui di seguito metto il testo e relativa traduzione di "Rebel Girl":



That girl thinks she's the queen of the neighborhood
She's got the hottest dyke in town
That girl she holds her head up so high
I think I wanna be her best friend
Rebel Girl, Rebel Girl
Rebel Girl you are the queen of my world
Rebel Girl, Rebel Girl
I think I wanna take you home
I wanna try on your clothes
When she talks,
I hear the revolutionIn her hips, there's revolution
When she walks, the revolution's coming
In her kiss, I taste the revolution Rebel Girl, Rebel Girl
Rebel Girl you are the queen of my world
Rebel Girl, Rebel Girl
I think I wanna take you home
I wanna try on your clothes
That girl thinks she's the queen of the neighborhood
I got news for you, she is!
They say she's a dyke, but I know
She is my best friend Rebel Girl, Rebel Girl
Rebel Girl you are the queen of my world
Rebel Girl, Rebel Girl
I think I wanna take you home
I wanna try on your clothes
Love you like a sister always
Soul sister, Rebel Girl
Come and be my best friend,
Really Rebel Girl
I really like you, I really wanna be your best friend
Be my Rebel Girl



Quella ragazza pensa di essere la regina del quartiere
È diventata la più bollente lesbica in città
Quella ragazza tiene la testa su, così in alto
Penso che voglio essere la sua migliore amica
Ragazza Ribelle, Ragazza Ribelle
Ragazza Ribelle tu sei la regina del mio mondo
Ragazza Ribelle, Ragazza Ribelle
Penso che voglio portarti a casa
Voglio provare i tuoi vestiti
Quando parla, sento la rivoluzione
Nei suoi fianchi, c’è la rivoluzione
Quando cammina, sta arrivando la rivoluzione
Nei sui baci, assaporo la rivoluzione
Ragazza Ribelle, Ragazza Ribelle
Ragazza Ribelle tu sei la regina del mio mondo
Ragazza Ribelle, Ragazza Ribelle
Penso che voglio portarti a casa
Voglio provare i tuoi vestiti
Quella ragazza pensa di essere la regina del quartiere
Ho novità per te, lei è!
Dicono che è una lesbica, ma so
Che è la mia migliore amica
Ragazza Ribelle, Ragazza Ribelle
Ragazza Ribelle tu sei la regina del mio mondo
Ragazza Ribelle, Ragazza Ribelle
Penso che voglio portarti a casa
Voglio provare i tuoi vestiti
Amore tu sei come una sorella sempre
Sorella dell’anima, Ragazza Ribelle
Vieni e diventa la mia migliore amica,veramente Ragazza Ribelle
Mi piaci davvero, voglio veramente essere la tua migliore amica
Diventa la mia Ragazza Ribelle

“Attraversare le tenebre”

Il gioco del killer, Palermo 1982

Letizia Battaglia

Mostra fotografica

Foyer del Teatro Dante di Campi Bisenzio(ubicazione).
Fino a domani 20 Dicembre. Ingresso gratuito.
Non sono a conoscenza degli orari d'apertura ma se avete l'intenzione di andarci sentite voi allo 055-8940864.

Nata a Palermo nel 1935, responsabile per 20 anni dei servizi fotografici del quotidiano "L'Ora" di Palermo, ha collaborato come fotoreporter con numerose testate internazionali. Il suo lavoro è apprezzato a livello internazionale: ha esposto al Centre Pompidou ed al Centre National de la photographie di Parigi; poi a Montreal, Washington, Milano, Losanna, Palermo, Venezia, Torino, Roma e tante altre città tra le quali adesso Campi Bisenzio.

Le sue foto rappresentano la brutalità del potere mafioso e delle sue vittime, i morti ammazzati, e riescono a mostrare il contrasto stridente fra questo potere e la vita quotidiana, la contrapposizione fra brutalità e umanità, le due facce di una Sicilia a lungo assediata e stritolata dall'abbraccio soffocante della criminalità organizzata.

mercoledì 17 dicembre 2008

Filosofi Greci contro Filosofi Tedeschi



Sketch dei Monty Python tratto da "Monty Python Live at the Hollywood Bowl", un film concerto del 1982.


Ma adesso vediamo le formazioni:

GERMANIA
1- Leibniz
2- Kant
3- Hegel (capitano)
4- Shopenhauer
5- Schelling
6- Beckenbauer
7- Jaspers
8- Schlegel
9- Wittgenstein
10- Nietzsche
11- Heidegger

In panchina: Karl Marx

Allenatore : Lutero

GRECIA
1- Platone
2- Epitteto
3- Aristotele
4- Sofocle
5- Empedocle
6- Plotino
7- Epicuro
8- Eraclito (capitano)
9- Democrito
10- Socrate
11- Archimede

Arbitro: Confucio

Guardalinee: S. Agostino e S. Tommaso d'Aquino

lunedì 15 dicembre 2008

Perchè non ne potevamo più di sentire un cretino che ti veniva a raccontà cose che unnera vero una sega, capito?


SILVANO SARTI, SEGRETARIO DELL'ANPI FIRENZE (ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA) AL FORUM ANTIMAFIA A NOVOLI IL 26 NOVEMBRE 2008.




Silvano Sarti, nome di battaglia "Pillo", nato a Scandicci nel 1925.
E' renitente alla leva repubblichina dopo l'8 settembre 1943, e viene catturato dai tedeschi insieme ad altri compagni. Sono accusati di diserzione, ma vengono graziati da un editto militare per la loro giovane età (18 anni).
Viene deportato a Cassino e messo ai lavori forzati nella costruzione delle fortificazioni tedesche. Riesce a fuggire con altri prigionieri e dopo una lunga marcia ritorna in Toscana e decide di unirsi ai partigiani.
Viene inquadrato nelle Squadre d'Azione Patriottica, che utilizzano come tattica la guerriglia urbana, deviando la segnaletica stradale per confondere il nemico, disseminando le strade di chiodi a quattro punte, sabotando le linee ferroviarie. Un altro loro compito è procurare armi e munizioni e per farlo ricorrono a scontri armati, furti e stratagemmi di ogni tipo.
Durante la battaglia di Firenze del 1944 partecipa all'assalto ad alcuni cecchini fascisti barricati in un bordello nei pressi di Porta al Prato.
Dopo un assedio di 18 giorni vengono catturati e fucilati.

(Video girato da Grattacapo - Le oscillazioni delle immagini sono dovute alle risate)

Volver (Qualche appunto\spunto dalla Lectio Magistralis di Meri Lao del 13-12-2008)

Volver.
Volver, in spagnolo, significa "ritornare". Si tratta di una parola chiave per capire la storia del nostro genere musicale.
Di musica parliamo, e non di danza, sebbene soprattutto in Italia, il tango richiami in mente in primis un certo tipo di atmosfera, passi e movenze, un preciso gioco fisico e psicologico tra due sagome: stereotipi.
Se ci rechiamo a Buenos Aires e chiediamo a qualcuno per strada se gli piaccia il tango, si otterrà in luogo di una risposta un’altra (necessaria) domanda: tango? Per ascoltarlo o per ballarlo?
Sì, perché mentre da noi il tango viene concepito soprattutto come danza (ma la contraddizione la troviamo da soli, quando ci viene chiesto di pensare ad un grande rappresentante del genere: chi di voi pensa ad un ballerino?) esso contiene in sé un lato specificatamente musicale, che è la sua anima storica e culturale più profonda. E’ questa dimensione a farne un patrimonio della cultura di tutti.

Uno scaffale per il tango.
Si tratta dunque di riabilitare il tango, non come ballo, ma come musica, in quanto cioè realtà della cultura latinoamericana che, come il mais o la patata, come la letteratura di Borges, è diventata patrimonio comune, senza accantonarlo a fenomeno isolato, esterno, esotico.
“Esotico” invece il tango sembra essere tuttora considerato “al di qua” dell’oceano, soprattutto in Italia, e per farsene un’idea basta recarsi in un qualsiasi negozio di dischi: Piazzola è negli scaffali del Jazz, provvisoriamente, da trent’anni; gli altri sono nella musica “esotica”, fuori dai Canoni della cultura musicale ufficiale. Una sezione con un etichetta comune, “Tango”, sotto cui raccoglierli, tarda ancora ad apparire.
Si tratta dunque di ripensare il tango, e di farlo a partire dalle sue radici strorico-musicali.
“Il tango è un pensiero triste che si balla” (El piensamento triste que se baila). La frase è di Enrique Santos Discepolo, ma spesso è attribuita a Borges, o a Piazzolla, che odiava i ballerini (“me ne frego dei ballerini”). Ma proviamo per un attimo a prescindere dal ballo, (soprattutto dalle rose tra i denti e dai vari cliché impersonati da Rodolfo Valentino) e vedremo che la tristezza rimane, nella storia di un genere musicale che fra gli anni ’40 e ’55, quando raggiunse il suo apice, era di tutto rispetto, proprio come il Jazz. Le medesime coordinate storiche in nascono queste musiche di popoli migranti sembrano mostrare profonde concidenze cronologiche e contestuali tra i due generi.
La storia
Il tango nasce sulle due rive del Rio della Plata, da un lato le città (argentine) di Buenos Aires e Rosario, e dall’altra quelle (uruguayane) di Rio Negro e Canelones; situate in un area che costituisce un unico bacino linguistico e culturale.
Per capire la radice del “sentimento triste" bisogna partire da un detto che circola nel Centro e Sudamerica sull’origine delle popolazioni che quei luoghi abitano; recita il motto: “I centroamericani discendono dai Maya e dagli Aztechi; gli ecuadoriani e i perunensi discendono dagli Inca; i rioplatensi discendono dalle navi”.
E dalle navi discendono soprattutto italiani; immigrati che verso metà ottocento si riversano in massa sulle rive del Plata, dando origine ad un fenomeno di tale portata da essere stato definito l’"alluvione migratoria”. Basti pensare che se il rapporto tra immigrati italiani e cittadini statunitensi era di 1:9 quello italiani-argentini era di 1:2.

L’argentina tuttoggi, coi suoi 15 milioni di oriundi italiani su 34 milioni di argentini, potrebbe essere considerata quasi un’altra Italia. E il gradiente di italianità si fa ancor più evidente se concentriamo la nostra attenzione sul cognome dei principali musicisti di tango: Aníbal Troilo, Juan D’Arienzo, Carlos Di Sarli ,Osvaldo Pugliese, Francisco De Caro, sono tutti figli d’italiani. Lo stesso Astor Piazzolla aveva il padre toscano.
Si scopre così che il tango è una musica di immigrati, italiani sopratutto, gente che ha lasciata la propria patria, e canta nel tango il dolore della lontananza. Si tratta di una musica di sradicati, musica della nostalgia.
Nostalgia deriva dal greco nostos= "ritorno" e algheia= "dolore". Ecco spiegato perché nel tango sia il verbo VOLVER, con tutte le sue implicazioni psicologiche e esistenziali, a ritornate sempre, in maniera ossessiva.
(I medici Svizzeri del ‘600 furono i primi a studiarla, la nostalgia, come patologia spefica. Nei soldati spediti lontano dalla patria). La nostalgia a volte può farsi straziante:

Volver

Ritornare…con la fronte appassita,
le nevi del tempo argentarono la mia tempia…
Sentire…che è un attimo la vita,
che 20 anni non sono niente
che febbrile lo sguardo, errante nelle ombre,
ti cerca e ti nomina
Vivere…con l’anima aggrappata
a un dolce ricordo
che piango un’altra volta…


Anche Olivieri, aggiungiamo, era figlio di italiani emigrati…
Il Nostos dunque è il nodo che l’emigrante deve esorcizzare, la nostalgia il sentimento di cui tutto il tango trasuda, la concrezione dell’anima che informa e modula la sua melodia.
Ubi sunt? Se c’è una definizione di tango è proprio quella di “rito consolatorio della nostalgia”, canto della lontananza.

Il Lunfardo
Nei paesi del Plata la migrazione biblica di cui sopra ha generato un dialetto del tutto particolare, il "Lunfardo". Si tratta di un gergo infarcito di italianismi che con lo spagnolo non ha quasi più niente a che fare, disseminato di espressioni dai dialetti lombardo, piemontese, napoletano e ligure. Lo stesso termine Lunfardo deriva da “Lumbard”, e del “lumbard” mantiene i superlativi in “un” (mi viene in mente solo “terun”, che non è un superlativo, ma avete capito) e un infinità di suoni come –sgie, -sgiu, -sgia, completamente sconosciuti allo spagnolo.
Le zone in cui si parla Lunfardo sono quelle in cui si dice “girar” invece di “caminar”, “lavuro” al posto di “trabajo”, e “pibe” (pensate al pibe de or) al posto di “ninho”. [Pibe viene dal genovese “pive” , ovvero pivello.] L’italiano lo si chiama “tano”, aferesi di napoletano.
E' il Lunfardo ad essere, non a caso, la lingua del Tango. Nasce con esso (in quelle terre in cui la “farinhà”, la farinata ligure, è ancora famosa come la pizza) e col tango si apre al mondo.
Un esempio? La stessa famigerata “cumparsita”. Il termine non sta nel vocabolario di spagnolo, vi si trova al massimo “comparsita”, ad indicare una sfilata di un piccolo gruppo di maschere per carnevale. E in effetti è in questa occasione che la melodia scritta da un gruppo di studenti uruguayani fa la sua comparsa (scusate il gioco di parole) nel 1916. Ma il nome che porta denuncia già la sua origine: la storpiatura (forse avevano in mente il partenopeo “cumpa’") è il marchio genetico del tango più celebre del mondo.
Ed è emblematico, ancora, il caso del tango “violeta”, che riprende un motivetto lombardo “e la viuleta la va la va” (cantato anche da Orietta berti)

La Viuleta
Col gomito sul lurido tavolo
e fisso lo sguardo su un sogno
pensa l'italiano Domingo Pulenta
al dramma della sua immigrazione.

E nella sudicia osteria dove cantala nostalgia del vecchio paese
stona la sua gola rauca
indurita dal vino rosso.

"E la Violetta la va, la va, la va, la va,la va sul campo che s'era 'nsugnada
che gl'era el so Gingin che la rimirava".

Anche lui cerca un bene sognato
dal giorno ormai lontano
in cui partì col suo carico d'illusione
come la Violetta che la va la va.

Canzonetta di terre lontane
che idealizza la sporca taverna
e fa brillare gli occhi del tano
con la perla di qualche lacrima.

L'ha imparata arrivando con altri
racchiuso nella pancia di una nave,
ed è con lei, mentre fa chiasso,
che consola la sua delusione.

Musica: Cátulo CastilloParole: Nicolás Olivari
Traduzione di Meri Lao("T come Tango", Melusina Editrice, Roma 1996)

E' sul Rio della Plata tra la fine dell’ ‘800 e i primi del ‘900 che si gioca questa storia, di cui il tango porta nel midollo il marchio e il ricordo.

"Come una pala che, affondando nel terreno, sradica vite, mescolando piante a piante, terra a sassi, erba buona a cattiva, vermi a germogli, allo stesso modo le anime che popolarono l’Argentina, africane, ispaniche e italiane, scavarono nel profondo della loro condizione assurda, barattando con altri disperati una nostalgia per un bicchiere, un rimpianto per un cigarrillo, un sorriso per una nuova identità comune. E tutto questo portò a un canto comune, un inno a un popolo per il quale, esistere, fu resistenza ed esilio al contempo. Il tango. […]
I nostri emigranti, i nostri italiani, i nostri friulani, con la faccia da fornaciai, muratori, scalpellini, terrazzai e boscaioli. Gente che il nostro governo spedì in un esodo senza ritorno, sperando di riequilibrare il bilancio grazie al denaro che avrebbero spedito alle famiglie.
Fantasmi, ecco cosa furono.

Popolarono la periferia come fantasmi, incapaci di appartenere, sentendosi fuori luogo, dissociandosi dalla realtà. Tutti legati al paese lontano e con l’idea ossessiva del ritorno. Nostalgia pura: “nostos”, ritorno al paese, “algia”, dolore.
E nelle notti, in quelle strade, alla fine del lavoro, i nostri friulani assieme a mille connazionali e assieme a mille compagni di faccia scura, giocavano, bevevano e cantavano con la frontiera nel cuore.
Uomini di frontiera, sì, i nostri progenitori, quella di nord-est che diede loro i natali, quella del mondo oltre al mare che li accolse e quella dell’anima, sempre in viaggio. Uomini di montagna e contadini, gente tosta, insomma, “notturna”, con un patrimonio genetico fatto di malinconia, angoscia, coscienza profonda della morte, un filo di anarchismo e attaccamento nevrotico al lavoro. Tutti eroi in una silenziosa epopea collettiva che, rispondendo a un richiamo arcano, andarono a sopravvivere in America Latina.
E lì, assieme a uomini altrettanto ruvidi, abituati alla rinuncia, alla solitudine e al lavoro, crearono la messa in scena della loro stessa esistenza, per poterla sopportare, esorcizzare il dolore e trovare una nuova identità. E si inventarono la loro lingua, il “lunfardo” con il quale cantarono il tango. E, in lunfardo, continuarono a giurare che un giorno sarebbero tornati a casa. Ecco il verbo del tango: il “volver” il verbo tornare.
L’80% delle parole di questa lingua, dunque, spesso incomprensibile agli stessi ispanici, sono italiane.
Parole dei gringos italiani che hanno contribuito alla nascita del tango. E, al proposito, ricordiamo che dietro agli pseudonimi di grandi tanghisti si nascondono nomi della nostra Penisola: Hugo del Carril è Piero Bruno Hugo Fontana, Jorge Casal è Salvatore Pappalardo, Rodolfo Lesica è Rodolfo Alberto Aiello, Ray Rada è Raimondo Rogatti, Pepita Avellaneda è Josefa Calatti, Valeria Lynch è Maria Cristina Lancellotti, Linda Thelma è Hermelinda Spinelli e Alba Solìs è Angela Lamberti.
Nessun tango è nato, come alcuni sostengono, nelle “case chiuse”, i così detti bordelli. [esso] ha origini ben più serie, sofisticate e complesse. E non soltanto musicalmente, ma in senso esistenziale


di Lucia burello tratto da http://www.festivaldetango.it/html/it/prog_migrazione.html


Il ritmo, fisico.
Fin dal 17° secolo, a Cuba esisteva un ritmo - poi giunto in Argentina nella prima metà dell'ottocento - la milonga o habanera, chiamato dagli schiavi: tango congo. L'habanera cubana, a sua volta generata da motivi africani portati dagli schiavi in America Latina nel 18° secolo, raggiunse una forma compiuta nell'incontro/fusione con la payada, che era un canto poetico caro alle genti delle campagne. Habanera e payada generarono la milonga (che fu anche una danza): un canto malinconico e triste che raccontava le difficoltà della vita e le pene d'amore del popolo (altra affinità con il Blues), al suono di chitarra, flauto e violino. La milonga rappresentò a tutti gli effetti la matrice del tango, non a caso, fino al 1910, il tango fu chiamato milonga con cortes. Il ritmo proviene dunque dai carabi, è un seme lasciato da marinai nella plata, doce si impianta e fiorisce: tango.
Inizialmente si trattava di un 2/4 con ritmo rapido ma in seguito trasformò la sua battuta in quattro tempi, con aggiunta di testi che ne rallentarono il battito. Il tipico andamento della milonga (si pensi alla Habanera nella "Carmen" di Bizet) poneva tre accenti fondamentali nella battuta: nel primo, terzo e quarto, con il terzo movimento anticipato da una croma. (Si crede che l'enfasi su quest'ultima abbia generato il nuevo tango piazzolliano, (andamento di 3+3+2 crome in una battuta di 4/4). Si tratta a tutti gli effetti di un poliritmo, anch'esso di derivazione africana, composto da un ritmo ternario incastonato con quello binario di base.)

Insomma, una volta un direttore d’orchestra cubano dovendo mostrare ad un percussionsta incapace di leggere la partitura il ritmo del tango gli disse: “Fa questo: “Cafè con pan” ” [ta tàn tà tàn (pensate alla Carmen). Ora mentre ascoltate i tanghi classici ripetetevi in testa questa frasettina: “Cafè con pan, cafè con pan”, e vi accorgerete che avete la chiave ritmica di tutti i vostri pezzi (L'amour est enfant de Bohème, il n'a jamais, jamais connu de loi...cafè con pan)
(E non solo, funziona con "Besame Mucho" di Consuelo Velasquez, con "O sole mio" etc. etc.)

Il primo tango rioplatense ad arrivare in europa è “La morocha” , nel 1905 .
La cellula ritmica , col suo elemento ti tensione e distensione è stregante, fisica, pulsionale e fa di questa danza di migranti (che nasce con forti punti di contatto – prima di tutto la condizione di estranei in terra straniera - con altri generi, quali jazz, fado e flamenco) una musica unica ed affascinante.

Chiudo questi appunti col testo del tango Malèna, che potete ascoltare nelle colonne foniche:

Malena canta il tango come nessuna
e in ogni verso mette il suo cuore.
Di erbacce del sobborgo la sua voce profuma,
Malena ha la pena del bandoneón.
Forse là nell'infanzia la sua voce di allodola
ha preso quel tono buio da vicolo,
oppure in quel breve amore che solo nomina
quando diventa triste nell'alcol.
Malena canta il tango con voce d'ombra,
Malena ha una pena da bandoneón.

La tua canzone
ha il freddo dell'ultimo incontro.
La tua canzone
si fa amara nella sale del ricordo.
Io non so
se la tua voce è il fiore di una pena:
so solo
che al sussurro dei tanghi tuoi, Malena,
ti sento più buona, più buona di me.

Hai gli occhi bui come l'oblio,
le labbra strette come il rancore;
le tue mani sono due colombe che hanno freddo,
nelle vene hai sangue di bandoneón.
I tuoi tanghi sono creature abbandonate
che attraversano il fango del vicoloq
uando tutte le porte sono chiuse
e abbaiano i fantasmi della canzone.
Malena canta il tango con voce spezzata,
Malena ha la pena del bandoneón.


musica: Lucio Demare
letra: Homero Manzi
traduzione di Meri Lao, raccolta nel volume: "T come Tango", Melusina editrice, Roma 1996

Ps. Un ultima curiosità; il caschè , questo bel francesismo. Nel linguaggio internazionale del balletto la lingua ufficiale è il francese, ma in francia si tombe, non si casc. Caschè suona molto più familiare, non vi sembra?

Badura - Skoda al Politeama (nonostante la crisi mondiale dell'auto).

Martedi 16 Dicembre al Politeama alle ore 21 a INGRESSO LIBERO suonerà l'austriaco pianista,musicologo,compositore,direttore d'orchestra,insegnante(oh,ma fa tutto lui?) Paul Badura-Skoda con i suoi 81 anni,è il caso di dirlo,suonati.

Come concertista fu notato nel 1949 da Wilhelm Furtwängler e Herbert von Karajan, che lo invitarono a suonare con loro e da allora
ha fatto concerti in tutto il mondo (Parigi,Madrid,Tokyo, Praga,Chicago,New York,Buenos Aires,San Pietroburgo,Mosca,Pechino,Honk Kong).
Domani invece giungerà a Prato.

Ha inciso più di 200 dischi, incluse le sonate complete di Mozart,Beethoven,Schubert.
A proposito di questi in una intervista ha detto: "Mi piacciono Schubert e Mozart perché hanno la capacità di esprimere le cose più profonde in un modo semplice e non con tante note, però sento un affetto anche per Chopin e Beethoven."

Il programma della serata sarà:

-Giovanni Cristiano Bach (Sedicesimo figlio di Giovanni Sebastiano)
Sonata mi bemolle magg. (op.5 n.4)
1- Allegro
2- Allegretto

-Franco Giuseppe Haydn
Sonata in do min. (Hob. XVI/20)
1-Moderato
2-Andante con moto
3-Finale-Allegro

-Ludovico Van Beethoven
Waldstein-Sonate (op.53)
1-Allegro con brio
2-Introduzione. Adagio molto.
3-Rondo. Allegretto moderato-Prestissimo.

-Federico Chopin
Notturno in re bemolle magg. (op.27 n.2)
Secondo Scherzo in si bemolle min. (op.31)

-Franco Schubert
Quattro Improvvisi (op. 90 D899)
1-Do min.
2-Mi bemolle magg.
3-Sol bemolle magg.
4-La bemolle magg.



E come diceva Lizst:
"Abbiamo sotto le mani un’orchestra,con dieci dita si può suonare tutto".

domenica 14 dicembre 2008

Lancio di scarpe a Bush!

George W. Bush si è recato a sorpresa a Baghdad per la quarta e ultima volta, dato che il 20 Gennaio scadrà il suo mandato presidenziale.
Durante la conferenza stampa con il premier iracheno Nouri Kamel al-Maliki, subito dopo la firma di un accordo per il ritiro totale delle truppe americane dall'Iraq entro il 2011, un giornalista iracheno si è alzato e gli ha lanciato contro non una, ma ben due scarpe!

Il suo nome è Muntazer al-Zaidi e lavora per la tv sunnita e antiamericana al-Bagdadia che trasmette da Il Cairo, Egitto.
Per la prima scarpa ha urlato:"Questo è un dono da parte degli Iracheni, è il bacio dell'addio. Sei un cane".
Per la seconda invece: "Questo è da parte delle vedove, degli orfani e da quelli che sono stati uccisi in Iraq".

Bush, comunque, è riuscito a schivarle entrambe...





Questo è il video della scena:




AGGIORNAMENTO:

Per capire meglio:
Il termine "cane" (ritenuto animale impuro),nella cultura islamica è considerato un pesante insulto così come essere colpiti dalla suola delle scarpe.
Le scarpe sono state distrutte successivamente dai servizi segreti iracheni e statunitensi.

Il processo al giornalista inizierà il 31 dicembre , il capo d'accusa è "aggressione contro capo di Stato straniero durante una visita ufficiale" per il quale il codice penale iracheno prevede dai 5 ai 15 anni di reclusione.

giovedì 11 dicembre 2008

Con sempre meno preavviso.



Oggi 11 dicembre interessante serata al Polo di Novoli ,precisamente nell' Aula magna Edificio D6(Facoltà di Economia).
Ci sarà la lezione del professor Giancarlo Pasquino,tra i più importanti politologi italiani(oh, c'ha anche la voce su wikipedia) anche se forse l'argomento della lezione non è tra i più scoppiettanti, ma d'altronde la serata è organizzata dalla Sinistra Universitaria.
Poi alle 22 ci sarà uno spettacolino di mezz'ora di Paolo Hendel(l'indimenticabile Carcarlo Pravettoni), a seguire il pezzo forte,la Bandabardò, con una domanda:che cos'è un set acustico?
Infine alle 23.15 i Train de Vie, che non ho idea di chi siano, ma hanno una loro pagina su myspace.
Ah, e la cosa più importante,INGRESSO GRATUITO.

Qui tutte le informazioni con più dettagli.

mercoledì 10 dicembre 2008

Tango

"Dobbiamo spazzar via gli stereotipi, bisogna andare al di la' di quelli che sono i luoghi comuni per leggere una storia ben piu' appassionante e permettere a tutti di addentrarsi in un rito dove gli emigranti di ieri e gli esuli di oggi si congiungono, officiato da una musica multietnica, da un canzoniere che e' filosofia di vita, da una danza unica al mondo".





Quali storie, risvolti psicologici, culturali si celano dietro il Tango? Ecco l’idea di NOTE di TANGO, la rassegna a cui parteciperanno i maggiori rappresentanti di questa musica intrisa di sentimenti e passioni: Anna Maria Castelli, unica cantante europea a cui sia concesso cantare tango in Argentina; Daniel Binelli, considerato l’erede di Piazzolla; la compagnia Todo Tango del coreografo cileno Mauro Barreras; Meri Lao, l’autentica traccia storica della cultura dell’America Latina

Una rassegna di tre giorni dedicati al tango e ai suoi linguaggi: quello cantato (con Anna Maria Castelli, la voce del tango, unica cantante europea a cui sia concesso cantare tango in Argentina), quello strumentale (con Daniel Binelli, il più importante bandoneonista contemporaneo considerato l'erede di Piazzolla) e quello danzato (con la compagnia Todo Tango del coreografo cileno Mauro Barreras, selezionato dal famoso coreografo Paco Maizena per interpretare la musica di Astor Piazzolla). Al Teatro Politeama Pratese, il 12, 13 e 14 dicembre si terranno vari appuntamenti e la partecipazione di un ospite d'onore come Meri Lao, madrina della manifestazione, lei che ha attirato il pubblico italiano ed europeo nei segreti del tango e della canzone rivoluzionaria dell'America Latina, pubblicando libri pioneristici, curando dischi, programmi Rai. Pianista e compositrice, ha scritto musiche e canzoni per la radio, il teatro, il cinema, tra cui l'indimenticabile leit motiv del film "La città delle donne" di Federico Fellini. A Meri Lao è stato assegnato il compito di tenere due "lectio magistralis": la prima per gli studenti degli Istituti superiori pratesi e l'altra aperta al pubblico, dal titolo "Tango come Jazz, cultura multietnica e universale", presso l'Auditorium della Scuola Comunale di Musica Giuseppe Verdi, Via Santa Trinita, 2-4.

Locandina e programma


Sabato è indetta ufficialmente dunque la giornata tango, ore 16.30 "lectio magistralis" e concerto ore 21.30.
Oggi nel pomeriggio vado ad informarmi sul costo del biglietto (dovrebbe essere gratuito) al politeama. Venite?
Nel mezzo potremmo anche inserire un fotogiro in centro.

Per stuzzicare la vostra attenzione ho inserito una versione extraordinaire della "Cumparsita" nelle Colonne Foniche.


Aggiornamento: il prezzo del biglietto per sabato sera è di euro 16 se siete studenti. Chi viene?

lunedì 8 dicembre 2008

E cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero?


Il 9 dicembre (forse vi ho dato poco preavviso?) alle 21.30 alla FLOG (via Mercati 24/B ,Firenze - Come arrivarci) in occasione del "Sinistrock 2008" si esibiranno,a INGRESSO LIBERO,Le luci della centrale elettrica(Vasco Brondi 24enne ferrarese) insieme a Giorgio Canali (ex chitarrista dei CCCP e dei Csi ,produttore del suo album "Canzoni da spiaggia deturpata").

Le luci della centrale elettrica ha vinto la Targa Tenco 2008 come Miglior Opera Prima con l'album "Canzoni da spiaggia deturpata" uscito nel Maggio 2008.
Nel febbraio 2008 aveva aperto il concerto di Vinicio Capossela a Camden Town.

E' evidente l'influenza di Giovanni Lindo Ferretti e dell'esperienza Cccp nei testi e nella musica(d'altronde il produttore è parte di quell'esperienza) che lui individua tra i suoi riferimenti insieme a Andrea Pazienza e Pier Vittorio Tondelli.


Tracklist:
  1. Lacrimogeni
  2. Per Combattere L’Acne
  3. Sere Feriali
  4. Stagnola
  5. Piromani
  6. La Lotta Armata Al Bar
  7. La Gigantesca Scritta Coop
  8. Fare I Camerieri
  9. Produzioni Seriali Di Cieli Stellati
  10. Nei Garage A Milano Nord

Il suo Myspace:
http://www.myspace.com/lelucidellacentraleelettrica
(Potrete sentirvi i brani 1-Lacrimogeni 2-Per combattere l'acne 3-Sere feriali 5-Piromani)

Da una sua intervista:
"Non ho nostalgie bucoliche, per fumare me ne andavo a guardare le luci della centrale elettrica, o la Montedison. Non ho mai sentito la necessità di lottare contro l' inquinamento, semmai di trovare un' anima nei cavalcavia".

Ho messo il resto dell'album nelle Colonne Foniche(quelle canzoni che non sono su Myspace).

PRECISAZIONE:
La serata inizierà con l'esibizione di alcuni gruppi studenteschi (4 per l'esattezza), quindi l'orario indicato è quello dell'inizio dell'intera serata. Non so di preciso quando "Le luci della centrale elettrica" si esibirà.

(Intervento sfornato col decisivo contributo del Polpo Lesso).

sabato 6 dicembre 2008

Home page Yahoo!

Notizie - Venerdi 5 Dicembre:
L'uomo ideale di Katy Perry "Un maschio che mi dica di no"

mercoledì 3 dicembre 2008

IL GRANDE BALZO IN AVANTI


Il nostro percorso è iniziato con una Olympus superzoom 115 a rullino, dono di un decennio fa ormai, ma la spesa per rullini e sviluppo cominciò a diventare insostenibile dato che un rullino finiva in un soffio e così la abbandonammo.
Abbiamo cominciato a fotografare in digitale con la fotocamera da 1,2 Megapixel del Motorola V635, piuttosto scarsa direi. Naturalmente dopo un po’ ci siamo sentiti abbastanza limitati e anche un po’ stupidi.
Era necessaria una vera fotocamera digitale.
Ci ha risollevato l’animo fotografico una Nikon Coolpix P3. Ma la nostra creatività era compressa nei settaggi preimpostati.

Dunque il momento è giunto.

Finalmente dopo una lunga, lunga attesa abbiamo fatto il salto di qualità.



martedì 2 dicembre 2008

Una manica di segaioli incarogniti.



































































Caro Gorgolini,
una reclame al signor Gobbetti e al suo sciocchezzaio antifascista, non mi sento di farla sul Popolo d'Italia.
Vi rimando il vivace e appuntito trafiletto che potete pubblicare sul Maglio, dato e non concesso che sia il caso di prendere sul serio quella manica di segaioli incarogniti.
Saluti amichevoli
Mussolini





Questa è una lettera inedita di Mussolini,in quel momento direttore del "Popolo d'Italia", a Pietro Gorgolini, fondatore del "Maglio"(un nome un programma) organo della sezione torinese del PNF, datata fine 1921 - inizio 1922.
Alla fine del 1921 i socialisti avevano lanciato una campagna antifascista a cui partecipava anche Piero Gobetti (1901-26) che Mussolini chiama, con disprezzo, Gobbetti.
Gobetti morì poi a Parigi nel 1926, in seguito alle gravi ferite subite in un'aggressione squadrista a Torino nel 1925.


La lettera sarà battuta all'asta il 10 dicembre a Torino valutazione 2800 euro(in caso vi interessi l'acquisto).

lunedì 1 dicembre 2008

Come arrivare a Ginzburg.

La facoltà è ubicata in un ex-convento in Via Bolognese 57, dietro Piazza della Libertà.
Ecco qui la mappa se venite in macchina (da viale Redi).
Se siete a piedi risalite tutta via san Gallo, arrivate in P.za della Libertà, passate sotto l'arco, attraversate la strada (sempre dritto), davanti a voi dopo corca 50m inizia una salita, arrampicatevi per 100m; sulla destra troverete il dipartimento. (Ok metto l' itinerario.)
Lo riconoscete perché è situato in mezzo a due scritte, su muro, a destra "il tuo voto non conta", a sinistra "lecca la mano che ti nutre".

Se mercoledì ci siete resto anche io dopo lezione. Lasciate un commento se venite, lasciatelo ugualmente se disertate.

Ciao!

Gina la pigra (detta anche Gianna)









Giardino dei Tarocchi



L'ingresso nel "Giardino dei Tarocchi" avviene sulla falsariga di un percorso magico ed irreale, del tipo "Alice nel paese delle meraviglie", o più semplicemente fantastico, attraverso mostri, draghi, cavalieri, architetture coloratissime.
L’ideatrice fu una scultrice francese di fama mondiale: Niki de Saint Phalle.
Dopo i celebri Tiri novorealisti (sparava con la carabina sulle sue opere colorandole casualmente delle tinte fuoriuscite da palloncini nascosti tra gli assemblaggi di oggetti cementati insieme sulla tela), è del 1966 quello che potremmo chiamare il prototipo della scultura architettonica che sopravaricò l'arte oggettuale dei primi anni '60. In un'esaltante esperienza collettiva con altri artisti, durata neanche un mese, realizzò per il museo di Stoccolma, una nanà gigante la Hon, immensa figura di donna, stesa di torso come in procinto di partorire tutti quei visitatori che la visitavano entrando dal suo sesso.



"La HON (così decidemmo di chiamarla, significa Lei in svedese) giace sul dorso con le gambe piegate, per entrare si deve passare attraverso il sesso, e all’interno il visitatore puo trovare svaghi di vario genere. In una gamba una galleria di falsi Paul Klee, Matisse ecc., tutti eseguiti per l’occasione dal critico d’arte svedese Ulf Linde. In una delle ginocchia Jean colloca la panchina degli innamorati, un vecchio divano di velluto piuttosto comodo, trovato al mercato delle pulci sotto il cui sedile colloca alcuni microfoni per registrare le conversazioni e trasmetterle in altre parti della scultura. Realizza anche una radio-scultura molto divertente. Pontus vuole proiettare nel braccio sinistro il primo film di Greta Garbo, della durata di quindici minuti; i posti a sedere sono dodici, dentro la testa Per Olof Ultvedt costruisce un cervello in legno animato da motori.
La Nana è sdraiata e incinta e, per una serie di scale e gradini, si può giungere alla terrazza sopra il pancione da dove si gode una vista panoramica dei visitatori pronti ad entrare e delle gambe vistosamente dipinte. Nulla di pornografico, la HON è dipinta come un uovo di Pasqua, con quegli stessi colori squillanti che ho sempre usato e amato. E’ come una grande dea della fertilità comodamente adagiata nella sua immensità, pronta ad accogliere generosamente migliaia di visitatori che assorbe, divora e ripartorisce.”


Seguì il Paradiso Fantastico per l'Expò di Montreal, e poi la collaborazione a Tinguely per la grande testa del Ciclope in Francia (oggi monumento nazionale). Le grandi dimensioni del Golem, il mostro a tre lingue, in verità scivoli, costruito per il parco-giochi Rabinovitch di Gerusalemme nel 1972 pare la premessa alle sculture giganti di Garavicchio. Eseguito, così come i Tarocchi, grazie alla grande abilità ingegneristica (del tutto naturale e intuitiva) di Jean Tinguely, autore delle anime metalliche che sostengono la mole delle statue.

Ma veniamo al nostrum. Tra il 1979 il 1996, l'artista francese realizza nel cuore della Maremma, in una zona posta tra il litorale costiero e le coline più boscose dell'entroterra, questo giardino fantastico, composto da gigantesche sculture, alte circa 12/15 metri che raffigurano i ventidue Arcani Maggiori delle carte dei Tarocchi. Architetture coloratissime, tutte realizzate in cemento e ricoperte di tessere di mosaico in vetro ed in ceramica.
Le opere sono disseminate in una vasta area verde, al punto che alcune sono visibili soltanto entrando in piccole radure nella boscaglia, il percorso nel "Giardino dei Tarocchi" agisce continuamente sullo stupore, la sorpresa e la curiosità dello spettatore.





Col giardino la scultrice corona un suo sogno che ha inizio sin dai primi anni della sua attività.
La molla che fece scattare l’impetuosa voglia di costruire il suo giardino esoterico, scatta quando conobbe il meraviglioso parco Guell dell’architetto Gaudi’ a Barcellona.
Uno spazio per certi versi simbolico ma anche naturalistico nel senso che sfrutta la conformazione del territorio, in cui le sculture si animano fino a divenire veri e propri ventri della balena che ingoiano letteralmente lo spettatore (come avviene all'inizio del percorso).
Gaudì, dietro casa nostra, come pinocchio.




Il giadino mi è venuto in mente dopo a-ver letto un articolo sulla Domenica di ieri: c'è una mostra sul "Noveau Realisme dal 1970 ad oggi" al PAC di Milano fino al 1 febbraio.
"Barilli [curatore] ha compiuto una scelta singolare: non rievocarne il decennio "storico" tra 1960 e 1970 ... bensì partire dalla sua fine, celebrata nel 1970 proprio a Milano, in una lunga kermesse culminata nel banchetto funebre ... che con un ultimo sberleffo fu ribattezzato "L'Ultima cena". Di sberleffi del resto questo movimento insieme eversivo e propositivo ne aveva lanciati a non finire, da estremo erede del Futurismo e del Dadaismo quale era: basti dire che nell'atto del congedo, Tinguély eresse un enorme fallo eruttante fuoco sul sagrato del Duomo di milano, facendo traballare per un attimo la poltrona di assessore alla cultura di ... Paolo Pillitteri, mentre Christo impacchettava il Vittorio Emanuele a cavallo scatenando i furori dei monarchici. La mostra del Pac, affollata, esuberante impetuosa e concitata come loro, segue tutti i protagonisti di quel movimento... "

Non trovando l'articolo di ieri ve ne ho trascritta una parte. Ne ho comunque uno del del 14 novembre.

E adesso la domanda:
Ma che effetto farà tornare a Collodi da grandi?
Chi viene?

sabato 29 novembre 2008

1 dicembre ore 21- Nona di Beethoven diretta da Zubin Metha (ingresso libero)



Lunedi 1 Dicembre 2008 ore 21 - Mandela forum

La Nona di Beethoven diretta da Zubin Metha con l'orchestra e il coro del Maggio Musicale.
Ma la cosa più importante è: INGRESSO LIBERO.

Come arrivare al Mandela forum.












Per ancora altre informazioni vi spiega tutto l' amico Zubin (anche se lo vedo un pò statico).

giovedì 27 novembre 2008

Musica per Tutti!

Penso che ormai vi siate già accorti della presenza di un piccolo e verdino lettore musicale, in basso a destra.
Immagino anche che vi stiate domandano come diavolo fare a inserire i vostri brani...
Ebbene adesso vi illuminerò:

1- Cliccare su "Get tracks" e verrete catapultati su www.myflashfetish.com
2- Cliccare su "Log in" in alto e inserite i dati che vi sono stati inviati per email.
3- Cliccare su "Edit",quello accanto al nome della playlist "Colonne foniche" in basso a sinistra.
4- Adesso potete cercare le canzoni che volete inserire nella barra "Mp3 search" e aggiungerle cliccando su "+".
5- Premere "Save".

Oppure, se desiderate inserire brani dal vostro computer:

A- Andare su Boxstr presente nei link.
B- Fare il "log in" inserendo come username ecosidimenticammolerose e come password la stessa di prima. Cliccare poi su "Continue to my account"
C- Cliccare su "Upload file"
D- Inserite le canzoni.
E- Dopodichè copiate il codice url.
F- A questo punto dovete rifare i punti 1,2,3, del primo procedimento.
G- Adesso Cliccate su "Upload" accanto alla barra "Mp3 search",incollate l'url e scrivete poi il nome della canzone.
H- Cliccate su "Add mp3" e su "Save".

Finito!
Comunque è molto più facile farlo che dirlo.
Buon ascolto.

mercoledì 26 novembre 2008

VATICANO: MONS. DE MAGISTRIS, GRAMSCI FORSE CONVERTITO PRIMA DI MORIRE

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 25 nov - Anche Antonio Gramsci, l'intellettuale comunista rinchiuso in carcere dal regime fascista e rilascio in pessime condizioni salute a pochi mesi dalla morte, si sarebbe riavvicinato alla fede cristiana prima di morire. Lo sostiene, in un'intervista alla Radio Vaticana, mons. Luigi De Magistris, pro-penitenziere maggiore emerito del Vaticano. ''Il mio conterraneo, Gramsci, - ha raccontato il monsignore - aveva nella sua stanza l'immagine di Santa Teresa del Bambino Gesu'. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l'immagine di Gesu' Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: ''Perche' non me l'avete portato'?' Gli portarono allora l'immagine di Gesu' Bambino e Gramsci la bacio'. Gramsci e' morto con i Sacramenti, e' tornato alla fede della sua infanzia. La misericordia di Dio santamente ci 'perseguita'. Il Signore non si rassegna a perderci''.

La citazione poi viene da sé:

"Per un prete, convertire un uomo in punto di morte, è come uno che per tanto tempo ha corteggiato una donna senza riuscire a convincerla; alla fine la fa ubriacare, e così si giace con lei» (John Selden)

martedì 25 novembre 2008

Pessoa uno e quadro

Quante personalità avete? E se il vostro io non fosse che una mera finzione? In quanti modi siete capaci di raccontarvi?
Ecco a voi l'interessantissima e avvincente introduzione della mia tesi di laurea.
(Volevo renderla un po' meno accademica ma per ora non ho tempo).


1) Introduzione

1.1) Eteronimia: la pluralità di Fernando Pessoa.

Per eteronimia la critica è solita intendere la struttura fondamentale della poetica pessoana, che consiste nell’articolazione della poesia ma non solo, nella s-moltiplicazione della stessa personalità dell’autore in differenti individualità poetanti distinte per biografia, poetica, personalità, stile[1].
Si tratta di una molteplicità di personaggi che “coabitano” l’individuo biografico univocamente determinato come Fernando Pessoa, strutturandone la personalità in una costellazione plurale di “io”, ciascuno dei quali è entità distinta e autonoma, vissuta dal poeta come separata dalle altre e da sé.
Ognuno di questi personaggi, frutto di quella che Pessoa definisce “la mia tendenza organica alla spersonalizzazione e alla simulazione”[2], dotato del proprio volto, psicologia e persino biografia, si fa in Pessoa autore, con proprio stile e proprio repertorio tematico.
Il termine “eteronimia” (dal greco héteros = diverso, altro e onoma = nome) è il neologismo coniato dal poeta portoghese per definire questo dispositivo che “informa” tutta la sua produzione poetica, in cui, a ciascuna delle istanze plurime che egli incarna in sé (a ciascun eteronimo), è ricondotto un determinato corpus poetico, più o meno esteso, con diverse caratteristiche stilistiche e tematiche.
Si spiega così la forma sotto cui ci si presenta la poesia pessoana, costellazione multipla e irriducibile di opere di autori (od opere-autori) differenti, finti ma in qualche modo veri.
E’ questo poligono di individualità a strutturare quel poliedrico teatrino di poeti fittizi che sono la personalità e l’opera pessoana, battezzato da egli stesso con la formula “drama em gente”. Si tratta del marchio fondamentale dell’avventura letteraria e psicologica che fu Fernando Pessoa[3], concrezione immaginaria di personaggi-autori, prisma di personalità finte, articolate in una architettura della finzione cui lo stesso poeta portoghese, suo artefice, è costretto a soggiacere.
Per il radicalizzarsi di una logica ad esso interna infatti, il gioco della divisione sistematica della propria personalità in una “coterie inesistente“ di personalità-altre, messo in scena dal portoghese, sembra costringerlo a vedere sé stesso come una delle maschere da indossare, fra le tante, plurime, che definiscono la geometria del suo Sé[4].
E’ lo stesso meccanismo di spersonalizzazione che origina la molteplicità psicologica e letteraria che è lo stesso Pessoa a esigere il sacrificio del proprio autore, ed a spiegarne così la presenza, come personaggio (Fernando Pessoa ortonimo), all’interno del suo drama em gente.
Scoperto il proprio sé illusorio, egli non può far altro che consegnarsi alla finzione della propria opera, in cui figura con nome, stile e poetica propri, rendendo in tal modo la sua personalità “reale” tanto fittizia quanto la finzione vera degli eteronimi[5].
Con questa operazione con cui abdica a sé, divenendo parte della geometria della finzione che egli stesso ha creato, Pessoa non solo chiude il circolo eteronimico, ma lo priva allo stesso tempo del suo autore; rescinde cioè ogni riferimento del drama (in cui egli si è calato) a una soggettività artefice, cui esso non può più essere ricondotto[6].
Il poligono dei poeti eteronimici si svincola così da un soggetto a esso gerarchicamente superiore che se ne identifichi come l’autore, e si istituisce trigonometria della finzione assoluta, spazio ontologico autonomo.
L’autonomia ontologica dello spazio che la definisce e la sua irriducibilità al singolo divengono le cifre fondamentali dell’opera molteplice del portoghese. “Nel senso consueto del termine Fernando Pessoa non scrisse una opera. Se noi potessimo attribuirgli un’opera il genere di creazione che fu la sua non avrebbe senso”[7].
La definizione dello spazio istituito mediante tale operazione, in cui si muove la molteplicità creatrice dei personaggi-autori, finti ma veri, è il quadro di riferimento in cui va compreso il sentiero che cerca di battere questa tesi.
Tra i molti tentativi di spiegazione forniti alla dinamica eteronimica, ci rifacciamo a quel filone interpretativo che ha il suo rappresentante in Edouardo Lourenço[8], e colloca la poesia del drama em gente in uno spazio di pensiero eminentemente nietzschiano, quello apertosi con l’evento della morte di Dio e del crollo della metafisica.
Muovendo dalle corrispondenze nietzschiane presenti nell’opera pessoana[9], la consistenza ontologica dello spazio eteronimico – trigonometria della finzione assoluta –, sarà compresa nel suo riferimento a tale orizzonte filosofico.
Se la matrice ontologica sembra essere la medesima, la finzione, minimo comun denominatore tra la dottrina nietzschiana e quella pessoana, assunta come punto fermo alla base dei rispettivi sistemi di pensiero, ci potrà forse, in conclusione, consentire di stabilire un parallelo riguardo alle rispettive concezioni del soggetto nei due autori.

Note:
[1] “Gli eteronimi di Pessoa adempiono, ciascuno nei limiti della sua provincia metafisica, il proprio programma esistenziale, tematico, narrativo ed estetico”, Krysinski (2000), p. 21.
[2] “Lettera a Casais Monteiro”, in Tabucchi (1990), p. 129. La lettera è il documento autografo più importante a proposito della descrizione e collocazione delle circostanze in cui sorgono gli eteronimi; cfr. anche l’abbozzo di prefazione per una progettata edizione della sua opera in Pessoa (trad. it. 1987), p. 70-76, cit. p. 24. Per una collocazione degli eteronimi nella biografia pessoana e una loro lettura in rapporto a questa cfr. Crespo (2002). Per una “biografia” delle singole personalità eteronimiche vedi il saggio “Una vita, tante vite” Tabucchi (1990), pp. 42-53. Riguardo alla singola analisi della loro poetica e stile cfr. Azevedo (2005b).
[3] Lourenço (1997), p. 117: “Fernando Pessoa non è stato un poeta ma vari poeti, tutti reali e nessuno veramente esistente, tutti esistenti e nessuno veramente reale”.
[4] Cfr. Paz (1988).
[5] Balso (2000).
[6] Ibid.
[7] Lourenço (1997), p. 117.
[8] Ibid,; cfr. sotto il capitolo “Nietzsche” p. 9.
[9] Azevedo (2005b); lo stesso Azevedo individua alla base della tessitura di corrispondenze tra i due autori che traccia nel suo testo Nietzsche e Pessoa lo spazio di pensiero apertosi con l’evento morte di Dio, cfr. sotto pp. 11, 18.

Il "Marcio Stil Novo"


Harmony Korine a soli 21 anni scrive la sua prima sceneggiatura per "Kids" di Larry Clark (fotografo tra i più influenti negli anni '70 in America): è il 1995 e il giovane sceneggiatore si guadagna tanti consensi e altrettante condanne. "Ventiquattro ore nella vita di un gruppo di ragazzi di New York. Sesso, droga, alcol a volontà, indifferenza totale al mondo circostante, microcriminalità, violenza stradale, turpiloquio pesante. E l'ombra incombente dell'Aids." Nel 1997 esordisce alla regia con "Gummo": il film diventa un cult. Ritratto del disagio sociale e culturale dell'America grunge degli anni novanta. Estetica del sudicio, del putrido. Il film si presenta come un semi documentario che segue le vicessitudini di due ragazzini, Tummler e Solomon, occupati ad uccidere gatti da rivendere ad un macellaio in cambio di denaro, che utilizzano per raggiungere amplessi con una Down e sniffare colla. Un solo personaggio principale: Xenia in Ohio, cittadina di provincia americana devastata dal tornado Gummo, rimasta orfana di adulti e popolata di adolescienti amorali che si aggirano nelle sue strade tra noia e degrado. Un ragazzino in pantaloncini corti e orecchie da coniglio rosa piscia dal cavalcavia, mostra il culo, sputa, vaga muto tra le esequie urbane.
"Sono stanco di tutto, non capisco cosa cazzo c'è di sbagliato nella gente in questo cazzo di mondo, se ne stanno tutti li seduti..tutti..tutti tutti li ad aspettare che succeda qualcosa, come dei coglioni deficienti, sono tutti dei poveri stronzi...nel bel mezzo delle loro stupide vite..nelle loro case del cazzo"
Una nuova generazione apatica, amorale, annoiata, indifferente. La stessa che descrive Gus Van Sant senza il gusto per lo schifo di Korine, in modo meno estremo e più sapiente: c'è esperienza e non la voglia di stupire dell'opera prima: "Last Days", "Elephant", "Gerry" e "Paranoid Park".
Molta macchina da presa a spalla, immagini tipo riprese amatoriali, uso ad arte del rallenty e qualche "jump cut" (taglio di montaggio) il tutto accompagnato da una colonna sonora per lo più metal (ma non solo) tra cui segnalo senza ombra di dubbio gli Sleep.
(il titolo del post è una citazione di Marco Lodoli)

lunedì 24 novembre 2008

IV Forum Nazionale Contro la Mafia (Mi scuso per il poco preavviso.)

Il Forum organizzato dagli Studenti di Sinistra si svolgerà il 25 e 26 novembre presso il polo delle Scienze Sociali a Novoli, più precisamente nell'aula magna della facoltà di Economia, edificio D6.

Il Programma è il seguente:

Martedì 25 Novembre

h 10.00 – 14.00: Plenaria. "La mafia oggi"
La mafia oggi partendo da un concetto che oggi pare abbastanza
diffondersi: "la mafia esiste e va combattuta". Se lo ripetono in
tanti, ma ci si chiede quale portata possa avere una frase di questo
tipo. Nel tentativo di rispondere a questo interrogativo, vorremmo
cercare di capire cosa, oggi, significa mafia (nelle coscienze
individuali) e quanto sia necessaria la distinzione fra mafia e
atteggiamento mafioso. Chiedendoci, inoltre, se esistono differenze
sostanziali o formali tra nord e sud Italia. Un altro quesito è
relativo al problema della percezione del fenomeno mafioso. Anche qui
si registrano differenze fra nord e sud? Per chi si occupa di
antimafia le domande principali sono: cosa vuol dire oggi combattere
la mafia? Quante differenze esistono rispetto al passato?

Relatori:
• Umberto Santino (Pres. Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe
Impastato")
• Giovanna Chelli (Portavoce della "Associazione familiari delle
vittime di via dei Georgofili")
• Danilo Chirico (Scrittore e giornalista)
• Ettore Squillace (PM della DDA di Firenze)

E con la partecipazione di:
• Fondazione Caponnetto
• Associazione Addio Pizzo
• Presidio San Piero di Rosà
• Associazione Libera

h 16.30-19.00: Proiezione film/documentario
- Placido Rizzotto, di Pasquale Scimeca
- Citizen Berlusconi, di Andrea Cairola e Susan Gray

Mercoledì 26 Novembre

h 10.00-14.00: Gruppo di lavoro. "Tentacoli della Mafia nella Società"
Il tema inerente le varie insufficienze nel settore pubblico è sempre
attuale. Al di là degli effetti che conosciamo dalle cronache
quotidiane, vorremmo capire, attraverso testimonianze dirette, quali
sono le radici del problema e le eventuali proposte di risoluzione.
Vorremmo provare a discutere di possibilità di risanamento del
sistema: se esistono, quante sono, da chi dipendono, che "sacrifici
comporterebbero".

Relatori:
• Lirio Abbate (Giornalista e Scrittore)
• Emilio Santoro (Professore presso l'Università degli Studi di Firenze)

h. 15.30-18: Plenaria. "Mafia e p2"
Di coincidenze strane ce ne sono tante nella storia di questo paese,
se ne parla spesso, talvolta si paventano complotti fra Poteri, e
verità mai dette, vorremmo fare luce su tutto questo: vorremmo capire
quali collegamenti esistono fra queste organizzazioni, se esistono,
cosa riguardano.

Relatori:
• Giovanna Maggiani Chelli (Portavoce dell'Associazione "Tra i
familiari delle vittime di via dei Georgofili")
• David Monti (Giudice del Tribunale del Riesame)
• Peter Gomez (Giornalista e Scrittore)
• Lirio Abbate (Giornalista e Scrittore)

h. 19,00: Conclusioni

A mio giudizio l'incontro sui rapporti tra "Mafia e P2" di Mercoledì dovrebbe essere molto interessante.
Lirio Abbate e Peter Gomez hanno scritto insieme il libro "i Complici" (2007), in cui smascherano le coperture politiche e istituzionali che hanno favorito la latitanza del boss Bernardo Provenzano. Dopo la pubblicazione del libro, Liro Abbate è stato minacciato di morte da Cosa Nostra ed è sotto scorta da settembre 2007.
Peter Gomez è inviato de L'Espresso.

Storie e punti di vista. Carlo Ginzburg.

Nell'ambito del Perfezionamento in Epistemologia Generale ed Applicata, mercoledì 3 dicembre p.v. alle ore 15 in Sala Conferenze, Carlo Ginzburg (Scuola Normale Superiore, Pisa) interverrà sul tema Oggettività e punto di vista nella ricerca storica. Tutti gli interessati sono invitati a partecipare.

Clicca qui per scaricare la locandina.


Vi interessa?

sabato 22 novembre 2008

Con i poteri a me conferiti (di amministratore).

Ora che siamo di nuovo tutti qui riuniti, come prima cosa vorrei congratularmi col Dottor Le_cas che è assurto alla dignità dottorale col voto massimo consentito.


Celebriamo insieme ascoltando in religioso silenzio:



sir Edward Elgar - London Symphony Orchestra (1931)

Linguistica-mente. Ferdinand De Saussure.


Prendiamo il linguaggio. Cominciate con una smorfia. Tendete i muscoli della faccia, torcete le labbra, poi unitele come per fischiare, poi come a soffiare su delle ipotetiche candele (avete tre anni ed è il giorno del vostro compleanno). Poi provate uno sbadiglio, oppure contraete la laringe fingendo di deglutire, o ancora premete la lingua contro il palato. Adesso mettete in moto il respiro e osservate quanti suoni riuscite emettere grazie alla meccanica vocale larige-faringe-lingua-labbra-naso.
Prendete ora i vostri pensieri e mischiateli fino allo stadio antecedente alla loro distinzione gli uni dagli altri: un caos magmatico e informe, il pensiero, senza interno ed esterno, senza categorie, senza io-mondo-cose-concetti. Un caos, come le nuvole. Apeiron. Un tutto indistinto. Non potete pensare niente in realtà, neanche la realtà, perché non c’è niente di definito; una sola massa senza contorni, come le nuvole.
Ecco guardate le nuvole. Avete la voce e le nuvole, l’ugola e la matassa del vostro pensiero indefinibile.
Adesso selezionate, dalla infinita gamma di suoni che vi siete accorti essere in grado di produrre, un articolazione a piacere. Preparate la smorfia, controllate la lingua, tendete le corde vocali e liberate il vostro fonema.
Ecco immaginate che mentre urlate al vento, nell’istante stesso in cui il suono diventa un evento fisico e si diffonde nell’aria con la violenza di qualsiasi cosa reale (come un petardo o una colomba, ma forse si tratta di un bisbiglio), occhi fissi al cielo, una forma prenda corpo, si stagli tra le nuvole col suo confine, la sua pelle, che diventi un sé, identica a se stessa e quindi altro da ciò che la circonda. Un concetto.
La scoperta sarebbe una relazione, immediata, biunivoca, tra il vostro grido e il volto che si dipinge sul caos delle nuvole. Avete definito un concetto, cesellato il pensiero, modulato un suono su della panna montata.
Ora la nuvola è diventata un volto, il volto è un’idea, e l’idea non è che un nome, che non è che un suono. Flatus vocis. Strano il circolo tra la voce e il senso.
Ecco questa relazione tra i suoni e i pensieri, tra l’infinita gamma dei fonemi e quella indistinta dei significati, tra l’ugola e il cielo, è l’essenza del linguaggio. Selezionare arbitrariamente un suono e associarlo ad un concetto.
Ma il concetto divide la realtà, la vostra, inscatolandone una porzione, cui esso si applica, e facendola corrispondere a quel preciso nome che voi avete creato. Esso definisce cioè il vostro modo di guardare il mondo. Le parole sono uno schema. Insomma avete capito? Si tratta di giocare con le nuvole.
Sì ma poi viene la domanda: Ma chi la istituisce questa relazione? E chi ha pronunciato le prime, di parole? E se fosse veramente Adamo che dà i nomi alle cose, dovremmo chiederci perché lo fa in così tante maniere: “Yasmina Melaouah, Manuel Serrat Crespo, Evelyne Passet e alcuni altri dei miei amici traduttori dubitano che “la finestra”, “la janela”, “das Fenster”, “the window” o la “fenetre” indichino esattamente la stessa cosa, poiché nessuna affaccia sugli stessi rumori né si richiude sulle stesse musiche”.
Ora tutto questo discorso forse non è altro che una finzione, per cercare di spiegare l’origine della lingua. E’ una teoria del significato: le parole cercano una via per spiegare se stesse. Ma se la teoria fosse esatta, avreste scoperto un segreto.
Ecco cosa sarebbe il linguaggio: battezzare le nuvole. Sparare suoni per definire concetti.
Riscoprite la potenza di un gioco come Scarabeo. Dovremmo gettare le pedine da un elicottero e vedere cosa succede.