domenica 17 ottobre 2010

Cercare di non dover scegliere.


“Per alcuni era un apostata, amatissimo come interprete delle opere per pianoforte di Bach, Mozart e soprattutto Beethoven, ma temuto a causa della sua radicalità, che come compositore e fan del Jazz lo conduceva verso il mondo dell’ improvvisazione. Per altri invece era quello che per eccellenza calcava il confine: uno che apriva le porte del genere per superare le linee di demarcazione culturalmente ristrette di rappresentazione e interpretazione, trabordando in ogni direzione“.





[Qui c'è solo un pezzo del 'Concerto per violoncello e orchestra di fiati che volevo farvi ascoltare, perlopiù inserito all'interno di un' intervista (auf Deutsch) a Gulda. Trovate il primo movimento completo in una bella esecuzione qui, non sono riuscito ad 'incorporarlo' nel post. ]

Friedrich Gulda è annoverato tra i più grandi pianisti del ‘900. Con Jörg Demus e Paul Badura-Skoda, Gulda formava quella che divenne nota come la "troika viennese". E’ uno specialista di Beethoven, di cui già a 23 anni suona l’intero repertorio delle sonate, in ordine cronologico (un progetto inusuale e sorprendente per gli anni ’50), e di cui - nonostante la sua vena 'mescolatrice' - rimane uno dei più grandi interpreti.

A sedici anni vince il primo premio nel prestigioso concorso internazionale di Ginevra, e quello fu il trampolino di lancio per la sua carriera da pianista:

“Nel Concorso di Ginevra del 1946, sedicenne, suona un Beethoven impressionante, con la sicurezza d’un maturo leone della tastiera, quasi una sintesi della scuola tedesca e austriaca novecentesca. La giuria capisce subito di trovarsi di fronte a un pianista fenomenale. La sua carriera è folgorante. L’interpretazione del suo Beethoven è di levatura storica, il suo Mozart incantevole (ed esageratamente ornato).”






“Masculino a chiare lettere, potente, determinato, deciso. I contesti massici gli riescono tutti d’un pezzo, diventano scrutabili in una sola occhiata, semplici. Anche con un tempo scatenato non si concede mai un lapsus in chiarezza [letteralmente: una ‘non-chiarezza’, Undeutlichkeit] Mai la sua sinistra fruga, così, semplicemente a caso; mai la destra si riposa senza avere uno scopo preciso. Il suo talento manuale è straordinario. Egli ‘può’ - tecnicamente parlando - molto più di Schnabel o Kempf, di Fischer o dello stesso Richter. E Gulda ha chiaro a se stesso, ciò che può” [dall’ antologia di Joachim Kaiser: "Große Pianisten in unserer Zeit", mal tradotto da me]

Ma a Ginevra, ospite di una famiglia appassionata di jazz, Gulda si innamora di quella musica che continuamente gira sul grammofono. Vittima di una specie di illuminazione, pare, divenne un vero fan del jazz avviandosi a divenire quel noto enfant terrible capace di contaminare i due generi (ma non solo) procurandosi nemici da entrambe i lati degli schieramenti ‘puristi’ di ciascuno dei due.

Comincia tutto durante un proprio concerto. Quando gli fu richiesto un bis, Gulda non sceglie di suonare Schumman o Chopin, ma suona una sua improvvisazione di A night in Tunisia, noto brano di Dizzy Gillespie. Fu uno scandalo.

Da lì inizia il piano inclinato. Le sue apparizioni sul palcoscenico sono sempre non convenzionali, eccentriche e controverse: tutti i concerti, sempre rigorosamente senza le luci spente in sala, vedono Gulda vestito in maniera trasandata, zuccotto di lana in testa, pantaloni usciti dalla bocca di un cane, maglione scuro spiegazzato, Rolex d’oro al polso, impegnato a descrivere tutti i brani eseguiti di volta in volta. Gulda propone composizioni permeate di jazz ma ricondotte alla forma classica del tema con variazioni, del preludio e fuga, della sonatina, assolutamente esemplari.
I suoi concerti erano dei mélanges particolari, in cui un notturno di Chopin e un impromptu di Schubert si alternavano a dei pezzi Jazz di sua composizione o delle lunghe improvvisazioni su un tema di Thelonius Monk.

Le performance di Gulda partono da Mozart


(L'eccentricità nel vestire e l'auto-conduzione ricordano tra le altre cose un altro contaminatore come Gilles Apap, su cui discutemmo a suo tempo. Per alcuni i vestiti di Gulda rappresentano lo specchio del patchwork che è la sua musica. Non si sa se è vero, ma sembra che il palcoscenico classico sia rimasto uno dei pochi luoghi dove si può trasgredire ancora col solo abbigliamento.)

e finiscono in delle variazioni sul tema di Light my fire dei Doors






Pare che una volta abbia suonato nudo sul palcoscenico il flauto traverso (che aveva imparato a suonare, dopo il pianoforte, assieme al sassofono baritono e a qualche altro strumento), ed è certo che durante i suoi concerti aveva l’abitudine di deviare dai programmi di sala e suonare altre opere.

Nell’estate 1973 Gulda doveva inaugurare col concerto di apertura il V Forum della Musica internazionale. Avrebbe dovuto suonare il Wohltemperierten Klavier di Bach, e invece iniziò con di pezzi sconosciuti. Quando due ore dopo concluse questa sua esecuzione - e nel frattempo la magior parte degli ospiti se ne era andata - Gulda suonò per due ore il Wohltemperierte Klavier.
Nel 1969, quando gli fu conferito il Beethoven-Ring (anello di Beethoven) dall’accademia di musica di Vienna, Gulda criticò nel suo discorso di ringraziamento, davanti a Direttore, Professori e Studenti, la vecchia e polverosa macchina dell’educazione musicale. Pochi giorni dopo restituì l’anello.

Il 29 marzo del 1999 simulò la sua morte per preparare gli spettatori alla sua ultima opera, intitolata "Resurrezione". Ironia della sorte vuole che la data del suo reale decesso sia stata piuttosto vicina a quello simulato. Morì l’anno dopo, il 27 gennaio (stesso giorno di nascita di Mozart). "Cerco di non dover scegliere", questo è sempre stato il suo motto, dal 1960 in poi sempre in bilico tra musica classica e musica afro-americana.




[Questo è l'ultimo movimento dal Concerto per violoncello e orchestra di fiati con cui avevo iniziato]
LINK:
- C'è un 'Ritratto' di Gulda fatto da Enrico Raggi sul sito Il Sussidiario, qui.
- La radio svizzera 'Retedue' ha realizzato un' interessante emissione su Gulda (versante Jazzista) che si trova qui , c'è anche un'intervista al 'Maestro'.
FONTI: Questo post è un collage di informazioni reperite in parte sui due siti sopracitati, in parte tradotte da due pagine internet su Gulda (l'una in inglese su classicaltv.com, l'altra in tedesco su klassikakzente.de), e un po' messe insieme a memoria da una trasmissione che ho ascoltato di recente su Rete Toscana Classica.