mercoledì 22 luglio 2009

Guardare in faccia la realtà



Quelle nella foto sono le figure senza volto ritratte magistralmente da ohcielo! il 2 Giugno 2009 in occasione della visita di Silvio Berlusconi a Prato per sostenere i candidati del centrodestra nella campagna elettorale per le elezioni amministrative, le quali hanno visto uscire vincitore il candidato sindaco del centrodestra (so che ciò è noto ma devo ripetermelo per non incorrere in una rimozione inconscia).

In realtà però, le figure anonime rappresentate da ohcielo! purtroppo un volto lo hanno:




Qualche breve "Considerazione inattuale" (sono passati già quasi due mesi):

1- L'uomo con la giacca grigia
Notate l'uomo con la giacca grigia (figura principale della foto di ohcielo!) osservate in quale modo deve contenersi per non applaudire in assolo in modo frenetico, come annuisce a ogni parola, leggete il folle entusiasmo sul suo volto; egli può a ragione essere considerato l'archetipo del paladino berlusconiano, che rivendica il suo sacro diritto all' applauso forsennato, al poter alzare le braccia al cielo in adorazione del suo Totem, all' intonazione del "Te Silvium laudamus", volgarmente detto "Meno male che Silvio c'è".

2- Morte della politica - Ma davvero questo è un comizio?
Comizio: s.m. adunanza popolare, spec. all’aperto, di natura politica o sindacale, in cui uno o più oratori illustrano i programmi del partito o gruppo di appartenenza o intervengono su temi di attualità
Raccontare una barzelletta, vecchia per giunta, e cantare una canzone tutti in coro, di solito non sono elementi da varietà, da spettacolo di intrattenimento? Da quando sono diventati elementi da comizio, degni di entrare a far parte del dibattito politico?
"Mio marito insegue lo spirito di Napoleone, non quello del dittatore. Il vero pericolo è che in questo paese la dittatura arrivi dopo di lui, se muore la politica come temo stia succedendo"
Queste sono le illuminanti parole espresse nella famigerata lettera all'Ansa del 29 Aprile 2009 da Veronica Lario, assurta ormai al ruolo di guru e oracolo della politica italiana. (Paolo Sorrentino su Veronica ai Nastri d'Argento 2009: "Se dovessi fare il 'Divo' oggi parlando di una donna lo farei certamente su Veronica Lario")

3- Il culto della personalità
Analizzate come gli adoratori reagiscono alle parole del loro "liberatore di Prato da tutti i comunisti" (come afferma Berlusconi nel video sotto [minuto 0:39] profetizzando una sorta di contro-Liberazione); sono in uno stato ipnotico, annuiscono in automatico, sorridono storditi a bocca aperta, narcotizzati dalla fascinosa voce del loro Capo, nei confronti del quale provano un amore incondizionato, non vincolato alla qualità dei discorsi o dei comportamenti ma consistente unicamente in una venerazione personale assoluta.

4- Persone mature
Osservate, al minuto 1:04, l'uomo anziano con gli occhiali che esibisce garbatamente il suo dito medio ai dissenzienti rimasti all'esterno dell' anfiteatro.
Tale maturo gesto non si colloca come gesto isolato, ma come già esposto da ohcielo!, che nella sua inchiesta rilevava saluti fascisti dal sen fuggiti e cordiali inviti alla polizia all' eccidio dei disapprovatori, i partecipanti all'attività ricreativa, con rammarico, hanno riferito ai non invitati al party (c'è stata anche una selezione all'ingresso), di non condividere la manifestazione del dissenso verso il proprio feticcio.
Di seguito un video ci illustra gli appunti mossi dai sostenitori berlusconiani verso i manifestanti.



Quindi possiamo registrare:

fate schifo
a casa a casa
andate in corea del nord andate
buffoni buffoni buffoni
delinquenti delinquenti delinquenti
pezzi di cretini
altri garbati diti medi alzati
vagabondi (mamma protegge il proprio figlio dai facinorosi)
maiali
toh toh saluto romano orgoglioso (però eseguito come se fosse un "gesto dell'ombrello"!?)
merde
suca suca (accompagnato dall'elegante gesto corrispondente)
"gesto dell'ombrello"
e last but not least, con, d'ordinanza, maglioncino di lana sulle spalle:
"io gli sparerei"


P.s.= Per i video rendo grazie all'utente YouTube
Attivaable

venerdì 17 luglio 2009

Io sono una forza del passato



"La ricotta" di Pier Paolo Pasolini è uno dei quattro episodi del film Ro.Go.Pa.G. [ROssellini.GOdard.PAsolini.Gregoretti] uscito nel 1963; gli altri episodi sono "Illibatezza" di Rossellini, "Il pollo ruspante" di Gregoretti e "Il mondo nuovo" di Godard.

Detto in tre righe "La ricotta" racconta del sottoproletario Stracci che interpretata la parte di Disma (il ladrone buono crocefisso alla destra di Gesù) in un film sulla Passione, ma durante una pausa della lavorazione si abbuffa di ricotta e ricominciate le riprese muore sulla croce.

Il film venne sequestrato per vilipendio alla religione di Stato, reato assurdo per il quale Pasolini fu condannato a 4 mesi di reclusione nel processo di primo grado (dalla sentenza: IMPUTATO del delitto p.p. dell'art. 402 C.P. [Codice Penale] per avere, nella sua qualità di soggettista e regista dell'episodio La ricotta del film "ROGOPAG" pubblicamente vilipeso la religione dello stato, rappresentando con il pretesto di descrivere una ripresa cinematografica, alcune scene dalla Passione di Cristo, dileggiandone la figura e i valori con il commento musicale, la mimica, il dialogo e le altre manifestazioni sonore, nonché tenendo per vili simboli e persone della religione cattolica).
Fu poi assolto nel 1964 dopo alcune modifiche apportate alla pellicola.

Pasolini durante la lavorazione del film aveva ampiamente previsto gli attacchi che inevitabilmente gli sarebbero piovuti addosso dagli ambienti cattolici, tanto che nei titoli di testa aveva inserito questa premessa:
"Non è difficile predire a questo mio racconto una critica dettata dalla pura malafede. Coloro che si sentiranno colpiti infatti cercheranno di fare credere che l'oggetto della mia polemica sono quella Storia e quei Testi di cui essi ipocritamente si ritengono difensori. Niente affatto, a scanso di equivoci di ogni genere, voglio dichiarare che la storia della Passione è la più grande che io conosca, e i Testi che la raccontano i più sublimi che siano mai stati scritti".
Ma in seguito al sequestro e al processo anche la premessa stessa venne modificata:
"Non è difficile prevedere per questo mio racconto dei giudizi interessati, ambigui, scandalizzati. Ebbene io voglio qui dichiarare che, comunque si prenda La ricotta, la storia della Passione - che indirettamente La ricotta rievoca - è per me la più grande che sia mai accaduta, e i testi che la raccontano, i più sublimi che siano mai stati scritti".


Questo era il preambolo, per introdurre la straordinaria scena de "La ricotta" interpretata dal grande Orson Welles, che impersona il regista del film nel film, alter-ego del regista Pasolini.




Personaggi:
G: Giornalista (Vittorio La Paglia)
OW: Regista (Orson Welles) [La voce è di Giorgio Bassani, autore de "Il giardino dei Finzi-Contini"]

G: [Permette una parola? Scusi tanto, forse disturbo, sono del "Telesera"]
OW: [Dica dica]
G: [Permette, vorrei da Lei una piccola intervista]
OW: Ma non più di quattro domande
G: Ah grazie
La prima domanda sarebbe: che cosa vuole esprimere con questa sua nuova opera?
OW: Il mio intimo profondo arcaico cattolicesimo (sogghigna)
G: Arcaico...cattolicesimo
E che cosa ne pensa della società italiana?
OW: Il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d'Europa
G: Ah, e che ne pensa della morte?
OW: Come marxista è un fatto che non prendo in considerazione
G: Quarta e ultima domanda: qual è la sua opinione sul nostro grande regista Federico Fellini?
OW: Egli danza...egli danza
G: Ah grazie complimenti arrivederla
OW: Ehi! Io sono una forza del passato. E' una poesia. Nella prima parte il poeta ha descritto certi ruderi antichi di cui nessuno più capisce stile e storia e certe orrende costruzioni moderne che invece tutti capiscono, poi attacca appunto così:
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
dimenticati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti del Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
Ha capito qualcosa?
G: Beh ho capito molto, giro per la Tuscolana...
OW: Scriva scriva quello che Le dico, Lei non ha capito niente perchè è un uomo medio, è così?
G: Beh sì
OW: Ma lei non sa cosa è un uomo medio? E' un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, colonialista, razzista, schiavista, qualunquista
G: (ride come se avesse una crisi)
OW: E' malato di cuore Lei?
G: No no facendo le corna
OW: Peccato perchè se mi crepava qui davanti sarebbe stato un buon elemento per il lancio del film. Tanto Lei non esiste, il Capitale non considera esistente la manodopera se non quando serve la produzione, e il produttore del mio film è anche il padrone del suo giornale. Addio.




Carlo di Carlo aiuto alla regia insieme a Sergio Citti ha successivamente svelato i retroscena dell'interpretazione di Orson Welles, sconsacrando un po' il sodalizio culturale tra i due registi:

"Riguardo La ricotta ricordo quel rapporto per me abbastanza assurdo con Welles. Pasolini lo volle a tutti i costi - e giustamente - perché nessuno meglio del mito Welles poteva esprimere e rappresentare il regista (cioè il regista del film nel film). Welles accettò la parte solo per un fatto economico (non sapeva neanche chi era Pasolini) chiese una cifra spropositata per un film così breve che fece rimanere in bilico la realizzazione de La ricotta per molto tempo. Ma poi le sue condizioni vennero accettate. Orson Welles non sapeva mai nulla quando arrivava sul set. Si informava poco prima di ogni ciak cosa si doveva girare, mi chiedeva le battute tanto per sapere, a occhio e croce, di cosa si trattava, poi esigeva 'il gobbo'. L'italiano lo masticava abbastanza e avrebbe potuto tranquillamente imparare le battute. La scena più vistosamente eclatante della sua partecipazione al film fu quando doveva recitare la poesia di Pier Paolo: 'Io sono una forza del passato / solo nella tradizione è il mio amore...'. Allora Welles sulla sedia da regista venne posto al centro di una collinetta con gli occhiali abbassati tanto che potesse leggere (senza che lo si notasse perché favorito dal controluce) l'enorme 'gobbo' che io gli tenevo a una distanza di quattro metri e sul quale avevo trascritto la poesia".


Foto di Pasolini e Orson Welles dal set de "La ricotta":










Lo splendido componimento "Io sono una forza del passato" declamato da Orson Welles con il sottofondo twist è di Pasolini ed è tratto da "Poesia in forma di rosa" (1964).

Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.

giovedì 16 luglio 2009

La dura vita di neonazisti e neofascisti nella società contemporanea



Fa parte della serie "Filme gegen rechte gewalt" (Film contro la violenza di destra) ; questo si chiama "Handicap", è del 1998, il regista si chiama Casper Jan Hogerzeil.

domenica 5 luglio 2009

Il suo cane morde?


Alla fine dell'intervento il collega Le_cas citava il dialogo seguente; oggi siamo in grado, dopo essere riusciti a risalire alle sue fonti, di disvelarvele:


"Nuova puntata:


Paolo: (a Francesca, su una panchina e con ai piedi un grosso cane): "Il suo cane morde?"
Francesca: "No".
Paolo (accarezza il cane e il cane lo morde): "Ma aveva detto che non mordeva!"
Francesca: "Ma questo non è mica il mio cane"."



Andate al minuto 1:02
(Il resto del video non vale la pena di essere visto)
da "La Pantera rosa sfida l'Ispettore Clouseau" (1976) di Blake Edwards con Peter Sellers.

sabato 4 luglio 2009

Eppure mi ricorda qualcuno...



Ricardo Martinelli, nuovo Presidente della Repubblica di Panama.


(ANSA) - CITTA' DI PANAMA, 1 LUG - Ricardo Martinelli, 57 anni, e' il nuovo presidente del Panama: si e' insediato durante una cerimonia svoltasi a Citta' di Panama. Nonno originario di Lucca,miliardario,Martinelli ha vinto a maggio le presidenziali con oltre il 60% dei voti,alla guida di una coalizione di centrodestra. Il leader di 'Cambio Democratico' (fondo' il partito nel '99 quando scese in politica dopo aver accumulato dal niente una fortuna) si e' imposto dopo un primo tentativo fallito nel 2004 (ebbe il 5,6%).


Analizziamo alcune caratteristiche del neopresidente:

- Italiano (di origini)
- Presidente di centrodestra
- Miliardario
- E' il fondatore del suo stesso partito
- E' sceso in politica dopo aver accumulato dal niente una fortuna
- Ha un rapporto un po' particolare con l'universo femminile (come testimoniato dalle foto)


Non vi ricorda qualcuno di nostra conoscenza?

giovedì 2 luglio 2009

Beethoven (parte 1)

Considerato uno degli eroi principali dell'occidente moderno. Beethoven è l'ultimo grande interprete del Classicismo (con Haydn e Mozart) e primo modello per la musica Romantica. Laddove può sembrare che la musica di Mozart non provenga dalla mente di un uomo, quella di Beethoven è sempre apparsa come fondamentalmente impregnata dell'elemento umano. Mai come prima il compositore è stato soggetto ad una grande quantità di biografie, spesso romanzate o nei particolari inattendibili, che hanno contribuito a creare la mitologia beethoveniana. Romanzi, poesie, film lo hanno tirato in causa nei casi più disparati: da “The Ninth Symphony of Beethoven Understood at Last as a Mexual Message” della poetessa femminista Adrienne Rich, che intende la nona come un violento tentativo di rovesciare una patriarcale fobia d'impotenza, fino a l'esemplare “Arancia Meccanica”.

Biografia

Gioventù a Bonn (1770-1792)

Ludwig Beethoven nasce il 17 dicembre 1770 a Bonn, il padre è tenore alla corte dell'elettorato di Colonia e provvede alla sua primissima formazione musicale: la tradizione dice che il fanciullo Ludwig, costretto alla tastiera, era spesso in lacrime. Nel 1779 arriva a Bonn il suo primo vero maestro Gottlob Neefe, assunto come organista di corte, stende il primo articolo su Beethoven:

“Louis van Beethoven, fanciullo undicenne di talento oltremodo promettente. Suona il pianoforte con molta perizia ed efficacia […]. Questo giovane genio merita un aiuto per permettergli di viaggiare. Potrebbe sicuramente divenire un secondo Wolfgang Amadeus Mozart, se dovesse continuare come ha cominciato.”

Nel 1787 visitò Vienna e quasi certamente incontrò Mozart da cui ricevette alcune lezioni, ma la permanenza fu interrotta per la morte della madre. Intanto il padre, che non aveva più tanto successo come cantate, si diede a bere e per questo motivo nel 1789 Beethoven si pose a capo della famiglia richiedendo lo stipendio del padre per il mantenimento dei due fratelli minori Caspar e Nikolaus. In questi anni sono le prime composizioni interessanti soprattutto per pianoforte nel genere della Variazione e nacque la questione se Beethoven dovesse divenire o meno allievo di Haydn a Vienna, proposta che fu accolta nel 1792 dall'Elettore (che doveva pagare viaggio e permanenza). Un gran numero di auguri seguì alla notizia, in primis quella profetica del Conte Waldstein, primo grande amico e protettore:

“Caro Beethoven: state per recarvi a Vienna a compiere i vostri a lungo frustrati desideri. Il Genio di Mozart ancora è in lutto per la morte del suo pupillo. Ha trovato rifugio, ma non lavoro, presso l'inesauribile Haydn; per suo tramite, desidera ancora una volta trovare qualcuno con cui allearsi. Con l'aiuto di un assiduo impegno, voi riceverete lo spirito di Mozart dalle mani di Haydn. Il vostro sincero amico, Waldstein.”



Formazione Viennese (1792-1802)

Nella capitale austriaca Beethoven cominciò subito le lezioni con Haydn; le somme di denaro versate sono registrate nel diario che tenne fino al 1794, mentre della avvenuta morte del padre non vi è alcuno appunto. Ma il suo insegnamento si rivelò una delusione per Ludwig: il suo disagio si cristallizzò nell'infondato sospetto che il maestro “non fosse ben disposto nei suoi confronti” e trascurasse o forse addirittura sabotasse la sua istruzione. Le cronache però sono a sfavore del giovane compositore: Haydn scrisse all'elettore in favore di Beethoven, accludendo cinque nuovi brani di musica scritti a Vienna, suggerendo che avrebbe fatto bene ad aumentargli lo stipendio. La risposta fu perentoria: i cinque brani spacciati per nuovi erano già stati composti ed eseguiti a Bonn e lo stipendio che prendeva era in realtà più alto di quello che Beethoven aveva dichiarato ad Haydn, concludendo:

Ho serissimi dubbi che farà qualche importante progresso nella composizione e nel gusto nel corso del suo attuale soggiorno e temo che dal suo viaggio riporterà solo debiti.” Beethoven aveva mentito ad Haydn.

In questo primo periodo Beethoven cercò soprattutto di farsi un nome come pianista improvvisatore, meta raggiunta con successo grazie alle sue doti ed ai contatti con i circoli aristocratici attraverso il conte Waldstein, ed il fatto che era allievo di Haydn. Dal 1794 non ricevette più stipendio dall'Elettore di Colonia, dovette cominciare a fare i conti con la condizione di libero professionista ma allo stesso tempo trovò diversi appoggi nella nobiltà viennese. Il 29 marzo 1795 ebbe la possibilità di presentarsi ad un concerto di beneficenza dato al Burgtheater eseguendo il Concerto n. 2 in Sib op. 19. Le cronache raccontano di come Beethoven completasse il finale solo all'ultimissimo momento, mentre soffriva di violenti dolori addominali. Egli non aveva ancora pubblicato nulla a Vienna: desiderava che la sua op. 1 costituisse un avvenimento. Scelse così una serie di tre trii con pianoforte già ampiamente ascoltati e graditi nei salotti aristocratici. Nel corso di una prima piccola esecuzione pubblica in presenza di Haydn, si dice che quest'ultimo li abbia lodati ma consigliò a Beethoven di non pubblicare il terzo. Poiché alla fine il terzo trio fu quello che riscosse maggior successo, Beethoven sospettò che Haydn fosse stato in malafede. Nel 1796 Beethoven cominciò una serie di viaggi che lo portarono a suonare a Praga, Dresda, Berlino, Bratislava. Nel 1799, dopo un lungo studio e trascrizione dei movimenti di Haydn e Mozart, compone i suoi primi quartetti: stanno cambiando i metodi compositivi, in questi anni comincia a stendere un gran numero di abbozzi su quaderni di carta da musica. Il 2 aprile 1800 Beethoven diede al Burgtheater il suo primo concerto di beneficiata (a proprio favore). Il programma comprendeva il Settimino op. 20 e la Prima Sinfonia: il primo ebbe un successo strepitoso, la seconda è un esercizio sinfonico molto tradizionale che ricalca i modelli del classicismo.

La sordità (1801-1802)

In una lettera del 29 giugno 1801 indirizzata ad un amico dei tempi di Bonn, Wegeler:

Devo confessare che sto vivendo una vita miserevole. Da quasi due anni ho rinunziato a qualsiasi impegno sociale, proprio perché mi è impossibile dire alla gente: sono sordo. In qualsiasi altra professione, sarebbe stato più facile, ma nella mia è un terribile ostacolo. E quanto ai nemici – e ne ho un buon numero – che direbbero?”

Succesivamente in una lettera dai simili toni scriveva che quando suonava e componeva la sua disgrazia gli era meno d'ostacolo; lo faceva soprattutto soffrire quando si trovava in compagnia. Sembra che la sordità fosse causata da una degenerazione del nervo uditivo e che i primi sintomi risalissero già al 1796. Quattro mesi dopo, Beethoven scrisse di nuovo una lunga lettera a Wegeler:

Potete a stento immaginare che vita triste e vuota io abbia condotto negli ultimi due anni. Il mio povero udito mi ossessionava dovunque, come un fantasma; ed io fuggivo ogni contatto umano. Ero costretto ad apparire misantropo, e tuttavia son ben lungi dall'esserlo. Questo cambiamento è stato operato da una cara, affascinante fanciulla che mi ama e che io amo...e per la prima volta ho la sensazione che il matrimonio potrebbe rendermi felice. Sfortunatamente, ella non appartiene alla mia classe sociale.”

La “cara, affascinante fanciulla” era la contessina Giulietta Guicciardi, non ancora diciasettenne. Fu a lei che dedicò la famosa Sonata “Al chiaro di luna” scritta nel 1801; dovette rimanere sconcertato quando nel 1803 Giulietta sposò un conte, prolifico compositore di musiche per balletti. L'estate del 1802 venne trascorsa appena fuori Vienna, nel villaggio di Heiligenstadt. Fu senza dubbio qui che stese con cura uno sconcertante documento indirizzato ai due fratelli, noto con il nome di “Testamento di Heiligenstadt”, trovato tra le sue carte dopo la morte. Lo scritto segna un punto massimo di sconforto: dichiarava che, pur avendo abbandonato l'idea del suicidio, era preparato alla morte, in qualunque momento potesse giungere. La disperazione che sopraffasse Beethoven segnò l'inizio del più importante periodo compositivo definito Eroico.





Fonte: Joseph Kerman, Alan Tyson, "Beethoven"