lunedì 15 giugno 2009

Esportazione di modelli d'impresa.


Raffaele Cutolo creatore della Nuova Camorra Organizzata (NCO) di cui Giacomo Terracciano era stato un affiliato.


Per offrirvi un quadro d'insieme della questione di seguito due dispacci ANSA del 10 Giugno:

(ANSA) - FIRENZE, 10 GIU - Ruotava intorno alla famiglia Terracciano, originaria di Pollena Trocchia (Napoli), il clan camorristico sgominato in Toscana dalla Dda di Firenze in collaborazione con le squadre mobili di Firenze e Prato, la guardia di finanza di Prato e le procure di Prato, Lucca e Pistoia. L'operazione ha portato ad eseguire otto arresti tra cui quello di Giacomo Terracciano, 57 anni, residente a Prato da metà anni '80 dove vi si stabilì in seguito ai processi contro la Nuova camorra organizzata (Nco).

La polizia giudiziaria ha anche arrestato i figli Francesco Terracciano, 34 anni, abitante a San Giorgio a Cremano, e Antonio Terracciano, 30 anni, residente a Prato. Arrestato anche il fratello di Giacomo, Carlo Terracciano, 60 anni, anche lui residente a Prato. Le altre quattro misure cautelari sono state eseguite a carico di Francesco Lo Ioco, 57 anni di Nicosia (Enna) e residente a Montemurlo (Prato), sodale dei Terracciano da anni, Jonah Ghiselli, 30 anni di Viareggio, considerato dagli inquirenti referente del clan per la provincia di Lucca, Paolo Alberto Mancin, 51 anni di Prato, e Giovanni Calvo, 55 anni, originario di Riesi (Caltanissetta) e abitante a Mignanego (Genova). (ANSA).

(ANSA) - FIRENZE, 10 GIU - Secondo gli inquirenti il clan camorristico facente capo alla famiglia Terracciano e trapiantato in Toscana da anni, adoperava criteri tipici dell'associazione a delinquere di stampo mafioso: intimidazioni, omertà, assoggettamento degli affiliati e controllo diretto o indiretto di attività economiche. Il clan controllava quattro locali notturni di lap dance e due sale scommesse a Firenze e Prato, attività finalizzate a perseguire reati come usura con tassi dal 25 al 900% annuo, sfruttamento della prostituzione, scommesse clandestine, gioco d'azzardo, estorsioni.

Gli inquirenti avrebbero anche individuato flussi di denaro dalla Campania per la Toscana e viceversa, sia come finanziamenti delle attività criminose (investivano in immobili), sia come rientro di proventi illeciti. Nel corso dell'operazione gli inquirenti hanno sequestrato un patrimonio di oltre 20 milioni di euro costituito da sette società, 30 abitazioni, due appartamenti, le quote di una casa di cura in Campania, sei fabbricati, dieci autorimesse, 16 veicoli di grossa cilindrata, 43 conti correnti. Scoperti anche tentativi di acquisizione di alberghi e ristoranti a Montecatini. Evidenziato il clima di paura imposto dal clan ad una ventina di commercianti e piccoli imprenditori sottoposti ad usura nel Pratese e in altre parti d'Italia: nessuna delle vittime ha ammesso alla polizia di subire tassi usurari nonostante i riscontri trovati dagli investigatori. (ANSA).


Altri elementi significativi in ordine sparso:

- Giacomo Terracciano era stato condannato, insieme al fratello Carlo, per associazione a delinquere di stampo camorrista essendo stato ritenuto affiliato al clan Cutolo nei processi alla Nuova Camorra Organizzata (NCO). Scontata quella pena, a metà anni Ottanta, venne a Prato in soggiorno obbligato e qui ha ricostruito il suo clan.

- A suon di minacce e di aggressioni - spiegano gli inquirenti - sono riusciti in pochi anni a mettere le mani (talvolta a costo zero) su diversi locali notturni, dove organizzavano spettacoli di lap dance e riservavano i privé a una vasta attività di prostituzione delle ballerine reclutate nell´Est Europa. Botte ai gestori che si rifiutavano di cedere i locali. Incendi dolosi. Minacce di morte.
Con questi metodi l'organizzazione era riuscita a prendere il controllo di sette locali: lo "Showgirls" di Campi Bisenzio, il "Delta" di Calenzano, l' "Oca Fioca" e il "Face to Face" a Prato, il "Regina Monika" di Pescia, il "Mostro del Lago" di Serravalle Pistoiese, "L'Orto di Gino" di Viareggio.

- I Terracciano di cui stiamo parlando sono legati al clan Terracciano dei Quartieri Spagnoli di Napoli, il cui boss è Salvatore Terracciano detto "O' Nirone". Sua figlia Emanuela Terracciano, uccise nella notte del 31 Dicembre 2008, festeggiando l'arrivo del nuovo anno a colpi di pistola calibro 7,65, un ragazzo affacciato a un balcone nei Quartieri Spagnoli.

- I beni sequestrati alla famiglia camorristica ammontano a 20 milioni di euro, costituiti da decine di conti correnti, una moto e 16 automobili di lusso (Mercedes, Bmw, Porsche) dal valore complessivo di 500mila euro, quote di una casa di cura di Pollena Trocchia (paese di origine di Giacomo Terracciano), 60 immobili (abitazioni, magazzini, laboratori, autorimesse, terreni) tra Toscana, Umbria, Milano ,Genova e diverse attività imprenditoriali.

- Gli arrestati sono 8 (e 18 gli indagati a piede libero):

1. Giacomo Terracciano 57 anni, di Pollena Trocchia (Napoli) ma residente a Prato, possiede anche una scuderia di cavalli a Galciana (l'anno scorso era stato accusato di aver truccato delle corse), veniva chiamato «padrino» e i suoi uomini, per spaventare gli imprenditori usurati, li informavano che anni prima aveva partecipato al sequestro Soffiantini (anche se da quella accusa era stato prosciolto).
2. Carlo Terracciano residente a Prato, fratello di Giacomo, e detto "L'Avvocato" lavorava soprattutto sul fronte usura avvalendo­si della collaborazione di altri tre arrestati: Jo­nah Ghiselli, Paolo Alberto Mancin, Giovanni Calvo.
3.4. Francesco e Antonio Terracciano, figli di Giacomo, il primo residente a San Giorgio a Cremano (Napoli), il secondo a Prato. Sono titolari di due società di costruzioni a Prato e Napoli, la Terra srl e la Sestante srl. Presero in mano le redini dell’organizza­zione quando il padre fu ar­restato ( e poi scarcerato) nell’ambito di un’altra recente operazione investigativa in Versilia.
Secondo gli inquirenti avrebbero un ruolo nella gestione di scommesse clandestine.
5. Francesco Lo Ioco residente a Montemurlo (Prato), legato ai Terracciano da anni, detto il "barbieri­no " (per la sua at­tività precedente) o "Rocky Balboa", amministratore dell’hotel Lon­dra di Montecatini e considerato dagli investigatori il cassiere di fiducia e mente finanziaria del gruppo.
6. Jonah Ghiselli di Viareggio, considerato dagli inquirenti referente di Terracciano per la provincia di Lucca e in particolare il tramite di Terracciano con il clan Saetta attivo in Versilia e ora sotto processo a Firenze.
7.8. Paolo Alberto Mancin di Prato e Giovanni Calvo di Genova sono due commercianti di capi d'abbigliamento e secondo le accuse coinvolti nei prestiti a usura.

Le accuse contestate a vario titolo agli indagati sono: associazione a delinquere di stampo camorristico, sfruttamento della prostituzione, esercizio abusivo di attività creditizia e finanziaria, scommesse clandestine, usura, estorsione, lesioni personali.

- Il gruppo si era circondato di un piccolo esercito di «guarda­spalle» violenti e armati (vedi p.s. in fondo) che avevano il compito di imporre la loro legge tra Firenze, Prato, Pistoia e Lucca e si avvalevano an­che della consu­lenza di un avvo­cato (anche lui indagato per as­sociazione a delinquere di stampo camorristico) che elargi­va consigli e ri­solveva tutti i problemi pratici che potevano sorgere; in pratica quest'ultimo svolgeva il classico ruolo mafioso del "consigliori".

- E' importante sottolineare, alla luce del ddl in discussione in Parlamento, che le intercettazioni hanno avuto un ruolo essenziale per il buon esito dell'operazione.
Infatti a dare il via alle indagini de­gli investigatori della squadra mobile di Firenze sono stati gli in­cendi di due locali notturni di lap dance a Vinci e Quarrata che facevano concorrenza a quelli che avevano acquisito gli uomini del clan (volevano stroncare la concorrenza). Da lì sono partite le intercettazioni che hanno permesso di sistemare uno dopo l’altro tutti i tasselli dell’organizzazione.
«Il tutto grazie alle intercettazioni», spiega il procuratore Quattroc­chi. Che avverte: «Attenzione a cancellarle per i reati minori. L’associazione per delinquere non è sempre immediatamen­te riconoscibile. Spesso si par­te dai reati come usura o estor­sione, per risalire alla struttu­ra associativa».




P.S.
= Pochi giorni fa sono stati arrestati due buttafuori e il titolare del "Central Park" di Firenze con le accuse di lesioni volontarie, esercizio abusivo di pubbliche funzioni ed esercizio di vigilanza non autorizzato, per aver picchiato una coppia di ragazzi.
Indovinate che lavoro faceva uno dei due buttafuori prima di lavorare al "Central Park"?

Era uno dei guardaspalle del "padrino" Giacomo Terracciano, all'interno dell'ordinanza contro il gruppo di Terracciano indicato come uno dei "bravi" del boss.

domenica 7 giugno 2009

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José Saramago è uno scrittore portoghese (premio Nobel per la letteratura nel 1998).

Il suo ultimo libro, intitolato "Il quaderno" è una raccolta di interventi letterari e politici di vario genere che l'ottantaseienne scrittore portoghese ha raccolto sul suo blog. Il libro non sarà pubblicato da Einaudi (che da anni cura le edizioni italiane dei libri di Saramago) perché alcune parti del libro "diffamano" Berlusconi.

Nel comunicato stampa è stato dichiarato "L’Einaudi ha deciso di non pubblicare O caderno di Saramago per­ché fra molte altre cose si dice che Berlusconi è un 'delinquente'. Si tratti di lui o di qualsiasi altro espo­nente politico, di qualsiasi parte o partito, l’Einaudi si ritiene libera nella critica ma rifiuta di far sua un’ac­cusa che qualsiasi giudizio condannerebbe."

Una nota a margine: Einaudi è di proprietà di Berlusconi.

Il libro sarà edito in Italia da Bollati Boringhieri. Inoltre sulla rete esiste una traduzione autorizzata del blog di Saramago a questo indirizzo: http://quadernodisaramago.wordpress.com/

Ieri Saramago ha scritto un articolo per El Pais in cui dice la sua su Berlusconi ai lettori spagnoli.

Ho tradotto l'articolo, spero fedelmente.



LA COSA BERLUSCONI. di José Saramago

Non vedo quale altro nome gli si potrebbe dare. Qualcosa di pericolosamente vicino ad un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi, se un vomito profondo non riesce a rigettarlo via dalla coscienza degli italiani, prima che il veleno abbia corroso le vene e distrutto il cuore di una delle più ricche culture europee. I valori fondamentali della convivenza umana sono calpestati ogni giorno dai viscidi piedi della cosa Berlusconi che, tra i suoi molti talenti, ha un'abilità funambolesca per abusare delle parole, pervertendone l'intento e il significato, come nel caso del Polo della Libertà, che è il nome del partito con cui ha assaltato il potere. L'ho chiamato delinquente e non mi pento di questa cosa. Per motivi di natura sociale e semantica che altri possono spiegare meglio di me, il termine reato, in Italia, ha una carica negativa molto più forte che in qualsiasi altra lingua parlata in Eurpoa. Per tradurre in forma chiara e violenta cosa penso della cosa Berlusconi, ho utilizzato il termine nell'accezione che la lingua di Dante gli da abitualmente, anche se è più che dubbioso che Dante l'abbia mai utilizzato. Delinquenza nel mio portoghese, significa, in accordo con i dizionari e la pratica corrente della comunicazione "atto di commettere delitti, disobbedire alle leggi o alle norme morali". La definizione si adatta alla cosa Berlusconi senza una ruga, senza una tensione, fino al punto di somigliare a una seconda pelle ancor più dell'abbigliamento che vi sta sopra. Per anni la cosa Berlusconi ha commesso crimini di gravità variabile, ma comunque sempre di dimostrata gravità. Come se non bastasse, non è che disobbedisca alle leggi ma, peggio ancora, le fa fabbricare a salvaguardia dei suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorrenni, e in termini di valori morali, non vale la pena parlarlare, dal momento che non c'è nessuno nell'Italia e nel mondo che non sappia che la cosa Berlusconi li ha fatti cadere da lungo tempo nella più completa abbiezione. Questo è il Primo Ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte a servire come modello, questa è la strada per la rovina sulla quale, per trascinamento, vengono portati i valori della libertà e della dignità che impregnarono la musica di Verdi e la politica di Garibaldi, coloro che fecero dell'Italia del XIX secolo, durante la battaglia per l'unificazione, una guida spirituale dell'Europa e degli europei. Questo è ciò che la cosa Berlusconi vuole buttare nel bidone dei rifiuti della Storia. Gli italiani lo permetteranno?

sabato 6 giugno 2009

E così dimenticai il blog

Mi scuso per l'assenza prolungata dal blog, dettata da impegni e mancanza di voglia (ammettiamolo).

Ritorno con un breve intervento, una piccola inchiesta da fotoreporter, su ciò che è successo martedì 2 giugno a Prato, presso il Museo Pecci.

Per la prima volta nella storia della nostra città un Presidente del Consiglio è venuto a farci visita, presentandosi ad un comizio per appoggiare i candidati del proprio partito alle elezioni amministrative.


Come saprete il nostro Presidente del Consiglio è sovente oggetto di critiche (non solo di venerazione) da parte dei cittadini italiani. In particolare nella nostra regione la maggioranza (anche se le elezioni che cominciano oggi potrebbero contraddire questa affermazione) non lo gradisce.

Di qui era prevedibile immaginare che al comizio tenutosi al Pecci si presentassero, oltre che a un numero considerevole di adoratori, anche un certo quantitativo di critici. Queste persone non ossequiose nei confronti dell'operato dell'attuale governo si sono date appuntamento su internet per ritrovarsi al Museo a protestare contro la presenza di una persona che incarna la figura dello Stato Italiano, ma che non rappresenta i valori in cui queste persone credono.


La manifestazione si è svolta in maniera totalmente non violenta (e, per lo più, in toni pacifici).


La polizia che stava presidiando il Museo per assicurare il regolare svolgimento del comizio non ha però gradito che il corteo fosse riuscito ad avvicinarsi troppo e ha fatto una carica di alleggerimento nei confronti dei manifestanti. Non una carica, sia chiaro. Nelle cariche si manganella dei manifestanti che danno segni di violenza. Nelle cariche di alleggerimento invece si manganella dei manifestanti che non danno segni di violenza. Si manganella, ma piano. E con rispetto.

Del resto i manifestanti hanno osato avvicinarsi troppo e criticare il Premier al coro di "PRO-CE-SSO" e "MA-FIO-SO", quando invece i partecipanti al comizio hanno avuto il buon gusto di non prenderserla con dei membri delle rispettabilissime istituzioni e si sono limitati ad intonare, incitando la polizia, "AMMA-ZZATELI".

In un ultimo gesto di superiorità verso i facinorosi manifestanti, i partecipanti al comizio, una volta diretti verso l'uscita si sono fatti scappare (involontariamente, sia chiaro, un po' come il dottor Stranamore) un saluto romano.

La polizia ha preferito concentrarsi nel fermare l'ira dei manifestanti piuttosto che prendere le generalità di tali signori che con questo gesto potrebbero rischiare un processo per apologia del fascismo.

Don Florestano Pizzarro




Parla con me - 2 Marzo 2008



L' Ottavo Nano - 2001