lunedì 1 dicembre 2008

Giardino dei Tarocchi



L'ingresso nel "Giardino dei Tarocchi" avviene sulla falsariga di un percorso magico ed irreale, del tipo "Alice nel paese delle meraviglie", o più semplicemente fantastico, attraverso mostri, draghi, cavalieri, architetture coloratissime.
L’ideatrice fu una scultrice francese di fama mondiale: Niki de Saint Phalle.
Dopo i celebri Tiri novorealisti (sparava con la carabina sulle sue opere colorandole casualmente delle tinte fuoriuscite da palloncini nascosti tra gli assemblaggi di oggetti cementati insieme sulla tela), è del 1966 quello che potremmo chiamare il prototipo della scultura architettonica che sopravaricò l'arte oggettuale dei primi anni '60. In un'esaltante esperienza collettiva con altri artisti, durata neanche un mese, realizzò per il museo di Stoccolma, una nanà gigante la Hon, immensa figura di donna, stesa di torso come in procinto di partorire tutti quei visitatori che la visitavano entrando dal suo sesso.



"La HON (così decidemmo di chiamarla, significa Lei in svedese) giace sul dorso con le gambe piegate, per entrare si deve passare attraverso il sesso, e all’interno il visitatore puo trovare svaghi di vario genere. In una gamba una galleria di falsi Paul Klee, Matisse ecc., tutti eseguiti per l’occasione dal critico d’arte svedese Ulf Linde. In una delle ginocchia Jean colloca la panchina degli innamorati, un vecchio divano di velluto piuttosto comodo, trovato al mercato delle pulci sotto il cui sedile colloca alcuni microfoni per registrare le conversazioni e trasmetterle in altre parti della scultura. Realizza anche una radio-scultura molto divertente. Pontus vuole proiettare nel braccio sinistro il primo film di Greta Garbo, della durata di quindici minuti; i posti a sedere sono dodici, dentro la testa Per Olof Ultvedt costruisce un cervello in legno animato da motori.
La Nana è sdraiata e incinta e, per una serie di scale e gradini, si può giungere alla terrazza sopra il pancione da dove si gode una vista panoramica dei visitatori pronti ad entrare e delle gambe vistosamente dipinte. Nulla di pornografico, la HON è dipinta come un uovo di Pasqua, con quegli stessi colori squillanti che ho sempre usato e amato. E’ come una grande dea della fertilità comodamente adagiata nella sua immensità, pronta ad accogliere generosamente migliaia di visitatori che assorbe, divora e ripartorisce.”


Seguì il Paradiso Fantastico per l'Expò di Montreal, e poi la collaborazione a Tinguely per la grande testa del Ciclope in Francia (oggi monumento nazionale). Le grandi dimensioni del Golem, il mostro a tre lingue, in verità scivoli, costruito per il parco-giochi Rabinovitch di Gerusalemme nel 1972 pare la premessa alle sculture giganti di Garavicchio. Eseguito, così come i Tarocchi, grazie alla grande abilità ingegneristica (del tutto naturale e intuitiva) di Jean Tinguely, autore delle anime metalliche che sostengono la mole delle statue.

Ma veniamo al nostrum. Tra il 1979 il 1996, l'artista francese realizza nel cuore della Maremma, in una zona posta tra il litorale costiero e le coline più boscose dell'entroterra, questo giardino fantastico, composto da gigantesche sculture, alte circa 12/15 metri che raffigurano i ventidue Arcani Maggiori delle carte dei Tarocchi. Architetture coloratissime, tutte realizzate in cemento e ricoperte di tessere di mosaico in vetro ed in ceramica.
Le opere sono disseminate in una vasta area verde, al punto che alcune sono visibili soltanto entrando in piccole radure nella boscaglia, il percorso nel "Giardino dei Tarocchi" agisce continuamente sullo stupore, la sorpresa e la curiosità dello spettatore.





Col giardino la scultrice corona un suo sogno che ha inizio sin dai primi anni della sua attività.
La molla che fece scattare l’impetuosa voglia di costruire il suo giardino esoterico, scatta quando conobbe il meraviglioso parco Guell dell’architetto Gaudi’ a Barcellona.
Uno spazio per certi versi simbolico ma anche naturalistico nel senso che sfrutta la conformazione del territorio, in cui le sculture si animano fino a divenire veri e propri ventri della balena che ingoiano letteralmente lo spettatore (come avviene all'inizio del percorso).
Gaudì, dietro casa nostra, come pinocchio.




Il giadino mi è venuto in mente dopo a-ver letto un articolo sulla Domenica di ieri: c'è una mostra sul "Noveau Realisme dal 1970 ad oggi" al PAC di Milano fino al 1 febbraio.
"Barilli [curatore] ha compiuto una scelta singolare: non rievocarne il decennio "storico" tra 1960 e 1970 ... bensì partire dalla sua fine, celebrata nel 1970 proprio a Milano, in una lunga kermesse culminata nel banchetto funebre ... che con un ultimo sberleffo fu ribattezzato "L'Ultima cena". Di sberleffi del resto questo movimento insieme eversivo e propositivo ne aveva lanciati a non finire, da estremo erede del Futurismo e del Dadaismo quale era: basti dire che nell'atto del congedo, Tinguély eresse un enorme fallo eruttante fuoco sul sagrato del Duomo di milano, facendo traballare per un attimo la poltrona di assessore alla cultura di ... Paolo Pillitteri, mentre Christo impacchettava il Vittorio Emanuele a cavallo scatenando i furori dei monarchici. La mostra del Pac, affollata, esuberante impetuosa e concitata come loro, segue tutti i protagonisti di quel movimento... "

Non trovando l'articolo di ieri ve ne ho trascritta una parte. Ne ho comunque uno del del 14 novembre.

E adesso la domanda:
Ma che effetto farà tornare a Collodi da grandi?
Chi viene?

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