venerdì 22 maggio 2009

La galleria dei leader. Dieci idealtipi di immagini performative di successo. [Seconda parte]

"Perché - ormai da tempo - in molti paesi occidentali la politica si è personalizzata, insieme ai partiti. I quali hanno rimpiazzato l' ideologia con la fiducia nella personalità del leader; l' organizzazione e la partecipazione con il marketing e la comunicazione. Bernard Manin ha parlato, a questo proposito, di «democrazia del pubblico». Dove il «pubblico» non si riferisce a «ciò che è di interesse comune». Né allo spazio del dibattito sui temi (appunto) pubblici creato e occupato dagli intellettuali. Il «pubblico» evoca, invece, il cittadino-spettatore di fronte alla «messa in scena della politica» (per parafrasare Balandier, quando definisce i rituali del potere nelle società pre-moderne). Interpretata dai leader."
Ilvo Diamanti, professore ordinario di Scienza Politica nella Facoltà di Sociologia presso l'Università di Urbino “Carlo Bo” (Repubblica 17/05/09)

Mentre qualche giorno fa leggevo questo frammento, mi è sovvenuto di avere lasciato in sospeso "La galleria dei leader", e pur essendo conscio che non foste in una febbrile attesa e lancinante per il seguito, è doveroso da parte mia, soprattutto per non prestare il fianco a dolenti accuse di inaccuratezza, concedervi di conoscere la conclusione delle considerazioni (si noti l'inopportunità dell'allitterazione).

Prima di debuttare, devo designare una caratteristica degli attributi politico-personali, e dell'immagine performativa che esse vanno a comporre , che pria non avevo affrontato: la reversibilità politica.
Con essa si intende che gli attributi politico-personali possono essere riconosciuti nello stesso identico modo a un politico di destra o sinistra, conservatore o progressista, cattolico o laico e così via; in altre parole l'immagine performativa è programmaticamente irrilevante ossia non dice niente sulle idee politiche del leader.


Nella scorsa puntata:

1- IL CRESO
2- IL VINCENTE
3- IL NORMALE
4- IL MANAGER
5- L'OUTSIDER


6- IL CARISMATICO
In senso weberiano [Per Weber il carisma è la qualità che descrive come un "dono soprannaturale" (non accessibile a tutti) del "capo naturale", colui che si sente chiamato, specialmente in situazioni straordinarie, a una missione di leadership, e che in ciò ha successo, poichè viene riconosciuto come portatore di questa qualità da coloro a cui esso si rivolge ], anche se in una versione più debole, adattata alla politica elettorale massmediatica moderna. Emerge solo in certe fasi storiche, straordinarie di statu nascendi [ nelle condizioni di nascita ]. Si sente chiamato, investito di una missione, ed è riconosciuto come tale dalle masse, che gli garantiscono un seguito fedele e una venerazione personale. La forza della sua immagine performativa risiede nell'ascendente, nel fascino del leader carismatico. E' un leader "nato" - così recita anche una vecchia teoria psicosociale - un uomo dalla spiccata vocazione naturale alla leadership. Proponendosi come leader esemplare, impregnando la propria visione politica della sua stessa testimonianza personale, egli è vettore di nuove identificazioni fra l'elettorato, entro cui opera conquiste e conversioni. Finito lo statu nascendi, il leader carismatico non è più tale per definizione, in teoria. Ma il blocco elettorale che gestisce può durare a lungo, e sopravvivere perfino alla scomparsa del capo.
7- IL POST-IDENTITARIO
Un valore guida contraddistingue più di ogni altro l'immagine del candidato leader Post-identitario: il pragmatismo, o la professione di pragmatismo. Rigorosamente al di sopra della "destra" e della "sinistra", delle "vecchie ideologie" e delle presumibilmente sepolte contrapposizioni di classe, questo tipo di aspirante leader reitera il discorso del ponte verso il futuro, della fiducia nell'avvenire, della modernizzazione del paese, del superamento degli schemi tradizionali di competizione politica. Un "ghe pensi mi" [ ci penso io ] per indole, un problem solver per specializzazione, va sostenendo che si deve guardare caso per caso, e fare di volta in volta la cosa "migliore", senza preconcetti. Spesso ha una ricetta politica precisa, non sempre delle più fresche, ma è abile nel reincorniciarla nel quadro più seducente di una visione ampia, superiore. Candidato tipicamente pigliatutto, il Post-identitario spariglia più di ogni altro le carte degli allineamenti elettorali acquisiti, pescando fra gli indecisi, al centro, a destra e a sinistra. Molto anche fra i giovani. Non necessariamente fra i politicamente meno informati.
8- IL LEADER FORTE
Immagine sommamente performativa, quella del Leader Forte non si esaurisce nello stereotipo dell'uomo di polso, o del pugno di ferro. Il Leader Forte è più di ogni altra cosa quello che riesce a rassicurare, con la propria presenza personale, la popolazione. Specie, di nuovo, in uno stato di crisi, o di emergenza. Per questa ragione, si tratta di un idealtipo particolarmente ambito nell'esperienza americana, dove, come ricordava il sociologo della leadership Cavalli, dalla grande depressione alla guerra mondiale, dalla guerra fredda alla leadership mondiale, fino alla minaccia terrorista, il contesto ha le sembianze dell'emergenza permanente, o del preallarme perenne. Il quale non può che accentuare questa ipersensibilità dell'elettorato al leader dall'immagine performativa forte, in quanto capace, auspicabilmente, di dominare la crisi, di addomesticare il nemico, di proteggere il paese da esso, qualunque sembianza, di volta in volta, assuma.
9- L'EVERYDAY MAN
La più vicina alla sfera personale, l'immagine performativa del candidato "Uomo di tutti i giorni" si fonda sui tratti percepiti del calore umano, della semplicità, della vicinanza con la gente, della facilità nel contatto con il pubblico. L'Everyday man moderno eccelle nella comunicazione relazionale così come in quella televisiva. E' un animale da palcoscenico, da telecamera, da mercato rionale. E' maestro di hand-shaking (stretta di mano) indefesso, di sorriso smagliante. La gente riconosce in lui la propria umana sublimazione, il proprio archetipo, il rappresentante più riuscito della specie. C'è del superman, in questo uomo comune. Ma il fatto stesso che sia/appaia come la gente è percepito come garanzia che sia in grado di capirne i problemi. Se il candidato Everyday man è eletto, potrà allora essere tentato dall'instaurare il famoso "filo diretto" fra il leader e la gente, viatico immancabile dei populismi in tutte le varianti.
10- IL GENUINO
Nel mondo politico saturo di comunicazione e di rappresentazioni mediatiche, non poteva mancare la tentazione del rigetto, che si risolve nel recupero finale, inesorabile, della logica comunicativa stessa. Caso tipico il candidato che si presenta come un "uomo schietto, una persona senza problemi di immagine", e di cui si può dire, in definitiva, che "la sua immagine era proprio quella" (da Michael Novak - Choosing our king). Tipo "alternativo" di immagine performativa, quello del Genuino, o del Senza Immagine, rivendica una certa antimoderna desiderabilità della perfomance comunicativamente impacciata purchè di sicura sostanza politica, specie dal punto di vista di chi sa coglierne la sostanza, cioè degli elettori già acquisiti. L'idea implicitamente performativa è che dietro il rifiuto dell'assoggettarsi agli imperativi dell'"immagine" risieda una personalità integra, senza fronzoli, che sa il fatto suo, che lavora sodo. Così, la tensione verso un'atavica estetica operaia e contadina trova sbocco in una proposta d'immagine generosa, con cui i media vanno definitivamente a nozze, impacchettandola in una caricatura semovente che imperverserà su teleschermi e quotidiani per tutto il resto della campagna. Tipo d'immagine proibitivo in contesti elettorali sfavorevoli, può non arrecare danni in elezioni competitive o dai rapporti di forza propizi. Talvolta, esercita effetti benefici sull'immagine della politica.



Ora che abbiamo delineato le categorie, siamo in grado di classificare i leader politici concreti.
Se non riuscite a incasellare alcuni personaggi politici (per esempio Veltroni) ricordatevi che queste sono le immagini performative di successo (è così, Walter, mi dispiace).
Inoltre, gli idealtipi non detengono l'esclusività ma anzi possono sovrapporsi (per esempio credo che Berlusconi li impersoni tutti - tranne ovviamente il Genuino - ed è forse in questa proteiformità, rilevata già nel 1986 dal fu Enzo Biagi - "se lei avesse un puntino di tette farebbe anche l'annunciatrice" minuto 3:07 - una delle chiavi del suo successo), però di solito uno di essi spicca rispetto agli altri ed è più riconoscibile.

Alcune catalogazioni proposte dal Corriere della Sera.

venerdì 15 maggio 2009

La rabbia di Pasolini


(ho fatto copia - incolla)

La Rabbia

IPOTESI DI RICOSTRUZIONE
della versione originale del film

di Giuseppe Bertolucci (già regista di "Berlinguer ti voglio bene")

Ingresso gratuito

Documentario di P. P. Pasolini.

Nel 1963 i Cinegiornali Mondo Libero di Gastone Ferranti e i materiali reperiti in Cecoslovacchia, in Unione Sovietica e in Inghilterra costituiscono, nelle mani di Pier Paolo Pasolini, la base per dare vita a La rabbia, un'analisi lirica e polemica dei fenomeni e conflitti socio-politici del mondo moderno, dalla Guerra Fredda al miracolo economico.
Un film di montaggio, un'opera giornalistica, per usare le parole di Carlo Di Carlo, «contro il mondo borghese, contro la barbarie, contro l'intolleranza, contro i pregiudizi, la banalità, il perbenismo».

Casa delle Associazioni
Indirizzo Via Pomeria, 90 Prato
venerdì 22 maggio 2009
Orario 21.30





"La mia operazione così di romanziere e di poeta urta non soltanto i moralisti o non soltanto i qualunquisti ma gli uni e gli altri.
Ci son certi animali che vengono mangiati che mentre vengono mangiati non fanno tanta pietà perchè in realtà, dice Saba, desiderano di essere mangiati.[Forse sono uno di questi animali.]
Soltanto le grandi borghesie industriali possono suscitare casi di rabbia rilevanti, in Italia no perchè la borghesia è piccola e anche la rabbia contro la borghesia è così, è provinciale è piccola è limitata.
Ecco perchè il mio tipo di rabbia non catalogabile si presenta in realtà come uno dei pochi casi di rabbia in Italia.
Anche i comunisti rivoluzionari italiani in questo momento sono tutto sommato ancora di borghesi o di piccolo-borghesi in doppiopetto che anzichè avere alle loro spalle a rassicurarli i dogmi del cattolicesimo, del conformismo borghese hanno i dogmi dell'ideologia marxista".

venerdì 8 maggio 2009

Voglio dire non era il mercatino qui sotto, voglio dire, era una cosa di un certo livello.




La scena inizia precisamente al minuto 5:21

Personaggi
S: Alessandro Sortino
N: Nipote di Licio Gelli

S: Ah Lei è il nipote di Licio Gelli?
N: Sì
S: E come lo chiama, Grande Nonno?
N: No
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N: Io ci farei subito a cambio a 86 anni come lui, essere come lui...
S: Agli arresti domiciliari anche Lei?Anche Lei agli arresti domiciliari vuole andare?
N: No voglio dire gli arresti domiciliari secondo me è tutta una montatura
S: Lei è orgoglioso comunque di...
N: Sì molto orgoglioso perchè voglio dire essere Grande Maestro della Loggia P2... insomma... lui conosce tutti i politici perchè erano con lui nella Loggia P2 voglio dire non era il mercatino qui sotto voglio dire era una cosa di un certo livello
S: Molti dei politici di oggi...
N: Sì
S: ...vengono suo nonno li ha scoperti diciamo è un pò il Moggi della politica italiana
N: Sì sì sì diciamo di sì diciamo di sì anzi lui diciamo ora ha avuto questa grande delusione vabbè...
S: Che delusione c'ha avuto?
N: Con la caduta del Fascio perchè lo sanno tutti mio nonno credo sia uno dei più grossi...
S: Fascisti
N: ...fascisti che ci sono e io ne vado orgoglioso...
S: Anche di questo
N: ...anzi sono anch'io fascista
S: Eccolo là
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N: Credo che poche persone al mondo d'oggi possono fare cose come ha fatto lui...
S: Meno male
N: ...indipendentemente da quello che dice la...
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S: Adesso adesso che Lei risulti adesso ci sono ogni tanto dei politici che chiamano
N: (dissimula con sorriso astuto)
S: Non voglio sapere se sono di destra o di sinistra ma voglio sapere se ogni tanto dei politici chiamano
N: Vabbè...sì
S: 'Sti Gran Maestri eh
N: Eh oh
S: ...non smettono mai!