lunedì 13 aprile 2009

Si addice alla morte, non credi?

Per proseguire nel "Ciclo dei dialoghi" che si era aperto con questo intervento, vi propongo un brandello tratto da "Il settimo sigillo" (Svezia - 1956) di Ingmar Bergman.



Sbobinatura sempre fatta in casa da me medesimo:

Personaggi:

A: Antonius Block (Max Von Sydow)
M: La Morte (Bengt Ekerot)

A: Chi sei tu?
M: Sono la Morte
A: Sei venuta a prendermi?
M: E' già da molto che ti cammino a fianco
A: Me ne ero accorto
M: Sei pronto?
A: Il mio spirito lo è non il mio corpo
Dammi ancora del tempo
M: Tutti lo vorrebbero, ma non concedo tregua
A: Tu giochi a scacchi non è vero?
M: Come lo sai?
A: Lo so. L'ho visto nei quadri, lo dicono le leggende
M: Sì è anche questo è vero come è vero, che non ho mai perduto un gioco
A: Forse anche la morte può commettere un errore
M: Per quale ragione vuoi sfidarmi?
A: Te lo dirò se accetti
M: Avanti allora
A: Perchè voglio sapere fino a che punto saprò resistere, e se dando scacco alla morte avrò salva la vita
Ti tocca il nero
M: Si addice alla morte, non credi?






Bergman per la partita a scacchi tra Antonius Block e la Morte ha dichiarato di essersi ispirato a questo affresco degli anni 80 del 1400 di Albertus Pictor (1440 - 1507) realizzato nella Täby kyrka (chiesa) a Täby nella contea di Stoccolma.



A: Tu giochi a scacchi non è vero?
M: Come lo sai?
A: Lo so. L'ho visto nei quadri, lo dicono le leggende












Qui sopra invece due dipinti del pittore austriaco Karl Truppe (1887-1959) del 1942.
En passant (locuzione consona all'intervento) tra le opere di Truppe figura anche il ritratto di un suo ex-collega che decise però di intraprendere in seguito un'altra carriera.

2 commenti:

Le_cas ha detto...

Il diciottenne Adolf Hitler arrivò dalla provincia a Vienna nel 1907, ove varcò la soglia dell’Accademia delle Belle Arti per sostenerne l’esame di ammissione,voleva fare l’artista. Le sue prove di disegno davano mostra di una qualche abilità di tratto e nel dettaglio, ma ciò nonostante Hitler venne respinto per ben due volte, nell’ottobre 1907 e nel successivo 1908. Sembrava non fosse abbastanza bravo nel ritratto umano.
Si candidò allora alla Scuola di Architettura, ma non era in possesso del diploma necessario (non aveva mai finito le superiori - la Scuola Reale di Linz ), così per sei anni visse a Vienna da emarginato, venne sfrattato per ben due volte (1909 e 1910), si rassegnò a dormire in bettole e dormitori comuni, mangiando alla mensa dei poveri; si manteneva dipingendo dapprima cartoline, poi passò alle vedute della città, che vendeva agli artigiani ebrei perché le usassero per reclamizzare le loro cornici.
“Una volta partecipò all’audizione per una parte nel coro del Theater an der Wien, presentandosi in un ruolo da tenore con un aria dalle Allegre Comari di Franz Lehàr. Il direttore restò sufficientemente soddisfatto da offrirgli il posto, tuttavia egli fu costretto a rifiutare quando si rese conto che ognuno doveva portarsi il suo smoking, e lui non aveva i soldi per comprarselo” (Quest’ultima informazione-citazione l’ho trovata su un romanzo e non ho reperito riscontri, chiedo dunque conferma a voi storici).
Per ulteriori informazioni su Hitler artista e la visione di alcune sue opere si veda

htttp://www.francocenerelli.com/antologia/artenaz3.htm

“Vienna, la città che a molti sembra l'ideale della gioia innocente, la residenza di gente felice, rappresenta per me il ricordo vivente del tempo più triste della mia vita.”

Janice M ha detto...

Great post thhankyou