Io ho sempre amato i dialoghi, (non a caso tra le mie opere giovanili si annovera un "Dialogo tra due uomini del Novecento") quei dialoghi dall'impostazione teatrale con battute concise, rapide e linguisticamente semplici ma perfette, che sembrano non parlare dei massimi sistemi e invece lo fanno; per capirsi la massima espressione di questa tipologia la reputo "Aspettando Godot" di Beckett.
Proclamo quindi l'inaugurazione del "Ciclo dei dialoghi" a cui ognuno di voi può dare il proprio contributo.
Anton Chigurh (di cui avevamo già parlato in merito alla sua acconciatura) C: Quant'è? A: 69 centesimi C: E la benzina? A: Ha trovato tanta pioggia sulla strada? C: Quale sarebbe la strada? A: Beh ho visto che viene da Dallas C: E a te che cosa importa da dove vengo, Amico? A: Io non volevo offenderla C: Non volevi offendermi A: Era solo per ingannare il tempo
In un momento Sono sfiorite le rose I petali caduti Perché io non potevo dimenticare le rose Le cercavamo insieme Abbiamo trovato delle rose Erano le sue rose erano le mie rose Questo viaggio chiamavamo amore Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose Che brillavano un momento al sole del mattino Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi Le rose che non erano le nostre rose Le mie rose le sue rose
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