domenica 12 aprile 2009

T.S. Eliot - Orwell e la Fattoria degli Animali

Nel 1944 T.S.Eliot, poi Premio Nobel 1948, in qualità di co-direttore della prestigiosa casa editrice Faber&Faber, spedì una lettera di rifiuto a George Orwell per il romanzo "La fattoria degli Animali". Esso fu poi pubblicato nel 1945 da un altro editore londinese, Secker&Warburg.
La lettera è uscita sul "Times" nel 1969 (Eliot è morto nel 1965 e Orwell nel 1950) nella sezione Lettere all'Editore spedita dalla seconda e ultima moglie di Eliot, Valerie, ed è rispuntata fuori recentemente per un documentario che la BBC sta preparando per quest'estate.

Mi sono cimentato io stesso nella traduzione, quindi potete contestare apertamente la mia versione e mettere in dubbio le mie scelte, per esempio voi come avreste tradotto "public-spirited" che io ho reso con "dotato di senso civico" o come avreste reso invece "the narrative keeps one's interest on its own plane" (la narrazione di per sè mantiene vivo l'interesse)?



"Caro Orwell,
so che lei avrebbe voluto una rapida decisione riguardo a "La Fattoria degli Animali"; ma sono necessarie le opinioni di almeno due direttori e ciò non può essere fatto in meno di una settimana.
Per una decisione più rapida avrei dovuto chiedere anche al presidente di dargli un'occhiata. Ma l'altro direttore è d'accordo con me sui punti principali. Concordiamo che sia un notevole scritto, che la favola è trattata con grande abilità e che la narrazione di per sè mantiene vivo l'interesse e questo è qualcosa che pochi autori sono riusciti a raggiungere da Gulliver in poi. Tuttavia, non siamo convinti (e sono sicuro che nessuno degli altri direttori lo sarebbe) che questo sia il giusto punto di vista da cui criticare la situazione politica in questo momento. E' certamente un dovere di ogni casa editrice che ambisca ad altri interessi e motivi che il puro successo commerciale, di pubblicare libri che vadano controcorrente: ma in ogni caso in cui ciò sia richiesto, almeno un membro dell'azienda dovrebbe avere la convinzione che questa sia la cosa che vada detta al momento. Non vedo alcun motivo di prudenza o cautela che impedisca a chiunque di pubblicare questo libro - se crede in ciò che rappresenta. Perciò credo che la mia insoddisfazione con questo apologo derivi dal fatto che esso abbia solamente un effetto di negazione. Dovrebbe suscitare una qualche condivisione con ciò che l'autore vuole e inoltre condivisione con le sue obiezioni: e l'evidente punto di vista, che nel complesso reputo Trotskysta, non è convincente. Credo che lei abbia diviso il suo consenso, senza prendere nessuna forte posizione per nessuna delle due parti - cioè tra quelli che criticano le tendenze della Russia dal punto di vista di un comunismo puro e quelli che da un punto di vista molto diverso sono allarmati per il futuro delle piccole nazioni. E dopotutto, i suoi maiali sono tanto più intelligenti degli altri animali, e perciò sono i più qualificati per gestire la fattoria - in realtà non ci sarebbe potuta essere nessuna Fattoria degli Animali senza di loro: quindi ciò che ci voleva (qualcuno potrebbe argomentare) non era più comunismo ma dei maiali dotati di più senso civico. Sono molto dispiaciuto, perchè chiunque pubblichi questo, avrà naturalmente l'opportunità di pubblicare i suoi lavori futuri: e ho molta considerazione per i suoi lavori, perchè lei è un esempio di scrittura di fondamentale integrità"

Postille:
  1. Nel 1944 la Gran Bretagna era schierata con l'Urss stalinista contro le potenze dell'Asse, e da qui i riferimenti di Eliot alla situazione politica corrente e al momento non opportuno per sollevare una critica al comunismo staliniano.
  2. Orwell non era comunista, ma aveva bensì idee socialdemocratiche.
  3. E' interessante notare la posizione aristocratica (dal greco aristokratia "governo dei migliori") di Eliot riguardo ai maiali, che in quanto più intelligenti degli altri animali hanno il diritto di governare. Eliot era notoriamente su posizioni politiche conservatrici.

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