sabato 19 settembre 2009

KOSI' E' MEGLIO



Da qualche giorno l'opera d'arte "Arcobaleno di Pace - Il tempo dell'uomo", posta al centro della rotonda davanti a Pratilia, è stata dotata/deturpata di mutande-boxer a vestire il povero uomo vitruviano. "Kosì è meglio" con tanto di "K" adolescenziale porta con sé una domanda: ma forse non è veramente meglio Kosì?
Nonostante l'atto vandalico (da condannare) l'opera deturpata ha suscitato in me maggiore interesse di prima risvegliando secolari diatribe antico VS moderno.
"Il faut etre de son temps" "Appartenere al proprio tempo" era uno dei motti principali dei realisti di metà '800, nonostante l'esigenza di contemporaneità fu propugnata già prima.
Quanto l'uomo vitruviano rispecchia ancora il nostro tempo tanto da metterlo al centro di uno ormai (ahimè) dei simboli urbani della nostra città: la rotonda?!
L'arte contemporanea è (o è stata) un lungo processo di perdita dell'unitarietà e dell'antica armonia. Artisti delle avanguardie rifiutarono categoricamente l'arte del passato, citando e dissacrando quelle opere d'arte che erano delle certezze ma non potevano più essere autentiche nella loro epoca, la bellezza è un retaggio del passato. Come d'altronde fecero nel cinema i registi della Nouvelle Vague negli anni '60, prendendo a modello ma rifiutando il cinema classico americano.



Marcel Duchamp - Mona Lisa Parody (1912?)


Arnulf Rainer - Bundle in face (1974)





da una scena di "Fino all'ultimo respiro" di J.L. Godard (1960). Jean Paul Belmondo imita Humprey Bogart.

4 commenti:

Le_cas ha detto...

Quei perizomi

E’ veramente la Monna Lisa\Dartagnan di Duchamp il riferimento dell’anonimo artista della rotonda? Perché non potrebbe essere il gesto di un novello Ricciarelli, che incensa dopo quasi 500 anni il grande Leonardo della doverosa mutanda da Controriforma, riservata solo ai più grandi artisti del ‘500, da cui il Da Vinci era stato finora irragionevolmente escluso?
Ricordiamo brevemente i fatti: era il 1565, ormai quasi 500 anni or sono, quando il pittore Daniele Ricciarelli, meglio noto come Daniele da Volterra diventava famoso per l’opera di copertura dei genitali del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, con vestimenti e foglie di fico. Il Concilio di Trento aveva da poco condannato la nudità nell'arte religiosa e il Volterra si guadagnò così il soprannome che lo rende noto ai posteri: il Braghettone.
Perché l’uomo vitruviano può mostrare inverecondo il vitruviano pisello a tutta la cittadinanza urtando la pubblica morale di passaggio alla rotonda?
Peccato che l’anonimo mutandiere pratese impasti di fatto un’opera già brutta di suo con un pantalone nero di dubbio valore artistico, qualificandosi al massimo come emulo di pessimo rango. Manierismo? Almeno le mutande poteva metterle di lana. Anche se ci troviamo vicino al centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, mi sforzo di trovare un senso al Braghettone-surrealista, ma non ci riesco. Quella specie di Leonardo-bandierina che gira col vento è il passato da superare? Almeno Duchamp aveva la Monna Lisa.
Isomma, riconosco di essere stato suggestionato dall'idea dell'opera d'arte alla rotonda, ma poi, riflettendoci, mi sono chiesto se il valore non stia più nelle nostre speculazioni che nella tela. Abbandonando così la proiezione michelangiolesca ho conlcuso: non tutti i cessi (per tornare a Duchamp)sono opere d’arte, “Arcobaleno di Pace - Il tempo dell'uomo”, per me, appartiene alla categoria dei sanitari non estetici, sia con mutande che senza.

Grattacapo ha detto...

L'"Homo ad circulum et ad quadratum" detto "L'uomo vitruviano" non è un'opera d'arte di Leonardo ma un suo disegno geometrico desunto dal "De Architectura" di Vitruvio, ed è importante principalmente come simbolo dell'Umanesimo e del Rinascimento italiano.
Dice il leonardista Pietro Marani: "Il cerchio e il quadrato rappresentano l'universo, e l' uomo che vi sta inscritto e' dunque il centro dell'universo, il motore del cosmo, nella visione leonardesca che ben s'accorda con quella antropocentrica del Rinascimento"

Dunque non prenderei in esame la girandola da isola rotazionale come un'opera d'arte ma solo come la riproposizione di un emblema del nostro grande passato culturale e dell'inerente idea dell'uomo al centro di tutte le cose.

Detto questo, chi ha disegnato con una bomboletta spray, credo con intento goliardico, le mutande all'Uomo vitruviano, secondo me non ha capito niente e non scomoderei Duchamp e il dadaismo, (non il surrealismo come suddetto) anzi lo relegherei tra i gesti che non meritano la nostra attenzione, specie se quello era il loro primario intento.

Le_cas ha detto...

PRATO ROTONDA CITTA' MENTALITA' ARTE

L’uomo vitruviano è un disegno di Leonardo, ma “Arcobaleno in tempo di Pace” - arcobaleno in acciaio che sostiene un marco circolare con l’homo disegnato dal Da Vinci - è (o vuole essere) un’opera d’arte. Quindi la questione “artistica” posta da Kobayashi mi sembra pertinente, soprattutto vista la nouvelle vague, che si è infranta su Prato e dintorni, dell’ adornare le rotonde con opere d’arte, vere o presunte. Alla fine vasi, macchine distrutte, telai, silos e quant’altro disegnano l’ambiente urbanistico in cui viviamo. Inoltre, se vale l’assunto per cui nei prodotti dell’ arte si rispecchia colui che le ha prodotte, allora queste opere definiscono oltre che uno spazio urbanistico anche una morfologia mentale, quella di chi le ha messe lì (quella quindi dell’aministrazione comunale? Quella del pratese medio? Quella della “città”? Pongo la questione). Dunque, forse un po’ d’attenzione la meriterebbero?

Grattacapo ha detto...

La questione di cosa diavolo ci stiano a fare opere d'arte o sedicenti tali frammezzo a rotatorie stradali credo che possa essere un valevole spunto di riflessione per analizzare la considerazione che la nostra società e il nostro tempo ha dell'Arte.

Ho dunque mandato una mail all'Assessore alla cultura del Comune di Prato:

"Le volevo chiedere se c'era una teoria dietro questa diversa e nuova dislocazione dell'opera d'arte, ossia se dopo la crisi dei musei e la crisi della piazza, luoghi naturali della sua collocazione, si stiano cercando nuovi spazi cittadini di fruizione di essa; oppure se semplicemente si volevano adornare in qualche modo le rotonde, diventate numerose nella nostra città dopo essersi imposte come strumenti principi di mobilità.
Gradirei insomma che mi fornisse una razionalizzazione della presenza dell'opera d'arte sulla rotonda".

L'assessore non mi ha risposto personalmente ma lo ha fatto la sua segretaria:

"L’Assessore concorda con Lei sul fatto che ci debba essere una razionalizzazione della presenza delle opere d’arte sulle rotonde.

Nella passata legislatura era stata costituita una Commissione Assetto Artistico Urbano che, tra le altre cose, si dovrebbe interessare anche di questo argomento.

Il poco tempo passato dal momento del suo insediamento e i tantissimi impegni ai quali ha dovuto far fronte in questo breve periodo ancora non le hanno consentito di affrontare con i componenti della commissione ed i tecnici questa problematica che è comunque fra le cose alla sua attenzione.

Sarà nostra premura tenerLa aggiornata sui futuri sviluppi".

Pertanto da questa replica possiamo dedurre:

a- Esiste una fantomatica “Commissione assetto artistico urbano” che si occupa specificatamente di queste questioni e non so se tale sussistenza possa essere inclusa nella sfera del rassicurante o del preoccupante.

b- Sono ansioso e impaziente di venire aggiornato sui futuri sviluppi, quando infine l’assessore riuscirà ad affrontare questa problematica, che tra l’altro è tra le cose di sua attenzione, con i componenti della ineffabile “Commissione Assetto Artistico Urbano” e i tecnici.