giovedì 2 luglio 2009

Beethoven (parte 1)

Considerato uno degli eroi principali dell'occidente moderno. Beethoven è l'ultimo grande interprete del Classicismo (con Haydn e Mozart) e primo modello per la musica Romantica. Laddove può sembrare che la musica di Mozart non provenga dalla mente di un uomo, quella di Beethoven è sempre apparsa come fondamentalmente impregnata dell'elemento umano. Mai come prima il compositore è stato soggetto ad una grande quantità di biografie, spesso romanzate o nei particolari inattendibili, che hanno contribuito a creare la mitologia beethoveniana. Romanzi, poesie, film lo hanno tirato in causa nei casi più disparati: da “The Ninth Symphony of Beethoven Understood at Last as a Mexual Message” della poetessa femminista Adrienne Rich, che intende la nona come un violento tentativo di rovesciare una patriarcale fobia d'impotenza, fino a l'esemplare “Arancia Meccanica”.

Biografia

Gioventù a Bonn (1770-1792)

Ludwig Beethoven nasce il 17 dicembre 1770 a Bonn, il padre è tenore alla corte dell'elettorato di Colonia e provvede alla sua primissima formazione musicale: la tradizione dice che il fanciullo Ludwig, costretto alla tastiera, era spesso in lacrime. Nel 1779 arriva a Bonn il suo primo vero maestro Gottlob Neefe, assunto come organista di corte, stende il primo articolo su Beethoven:

“Louis van Beethoven, fanciullo undicenne di talento oltremodo promettente. Suona il pianoforte con molta perizia ed efficacia […]. Questo giovane genio merita un aiuto per permettergli di viaggiare. Potrebbe sicuramente divenire un secondo Wolfgang Amadeus Mozart, se dovesse continuare come ha cominciato.”

Nel 1787 visitò Vienna e quasi certamente incontrò Mozart da cui ricevette alcune lezioni, ma la permanenza fu interrotta per la morte della madre. Intanto il padre, che non aveva più tanto successo come cantate, si diede a bere e per questo motivo nel 1789 Beethoven si pose a capo della famiglia richiedendo lo stipendio del padre per il mantenimento dei due fratelli minori Caspar e Nikolaus. In questi anni sono le prime composizioni interessanti soprattutto per pianoforte nel genere della Variazione e nacque la questione se Beethoven dovesse divenire o meno allievo di Haydn a Vienna, proposta che fu accolta nel 1792 dall'Elettore (che doveva pagare viaggio e permanenza). Un gran numero di auguri seguì alla notizia, in primis quella profetica del Conte Waldstein, primo grande amico e protettore:

“Caro Beethoven: state per recarvi a Vienna a compiere i vostri a lungo frustrati desideri. Il Genio di Mozart ancora è in lutto per la morte del suo pupillo. Ha trovato rifugio, ma non lavoro, presso l'inesauribile Haydn; per suo tramite, desidera ancora una volta trovare qualcuno con cui allearsi. Con l'aiuto di un assiduo impegno, voi riceverete lo spirito di Mozart dalle mani di Haydn. Il vostro sincero amico, Waldstein.”



Formazione Viennese (1792-1802)

Nella capitale austriaca Beethoven cominciò subito le lezioni con Haydn; le somme di denaro versate sono registrate nel diario che tenne fino al 1794, mentre della avvenuta morte del padre non vi è alcuno appunto. Ma il suo insegnamento si rivelò una delusione per Ludwig: il suo disagio si cristallizzò nell'infondato sospetto che il maestro “non fosse ben disposto nei suoi confronti” e trascurasse o forse addirittura sabotasse la sua istruzione. Le cronache però sono a sfavore del giovane compositore: Haydn scrisse all'elettore in favore di Beethoven, accludendo cinque nuovi brani di musica scritti a Vienna, suggerendo che avrebbe fatto bene ad aumentargli lo stipendio. La risposta fu perentoria: i cinque brani spacciati per nuovi erano già stati composti ed eseguiti a Bonn e lo stipendio che prendeva era in realtà più alto di quello che Beethoven aveva dichiarato ad Haydn, concludendo:

Ho serissimi dubbi che farà qualche importante progresso nella composizione e nel gusto nel corso del suo attuale soggiorno e temo che dal suo viaggio riporterà solo debiti.” Beethoven aveva mentito ad Haydn.

In questo primo periodo Beethoven cercò soprattutto di farsi un nome come pianista improvvisatore, meta raggiunta con successo grazie alle sue doti ed ai contatti con i circoli aristocratici attraverso il conte Waldstein, ed il fatto che era allievo di Haydn. Dal 1794 non ricevette più stipendio dall'Elettore di Colonia, dovette cominciare a fare i conti con la condizione di libero professionista ma allo stesso tempo trovò diversi appoggi nella nobiltà viennese. Il 29 marzo 1795 ebbe la possibilità di presentarsi ad un concerto di beneficenza dato al Burgtheater eseguendo il Concerto n. 2 in Sib op. 19. Le cronache raccontano di come Beethoven completasse il finale solo all'ultimissimo momento, mentre soffriva di violenti dolori addominali. Egli non aveva ancora pubblicato nulla a Vienna: desiderava che la sua op. 1 costituisse un avvenimento. Scelse così una serie di tre trii con pianoforte già ampiamente ascoltati e graditi nei salotti aristocratici. Nel corso di una prima piccola esecuzione pubblica in presenza di Haydn, si dice che quest'ultimo li abbia lodati ma consigliò a Beethoven di non pubblicare il terzo. Poiché alla fine il terzo trio fu quello che riscosse maggior successo, Beethoven sospettò che Haydn fosse stato in malafede. Nel 1796 Beethoven cominciò una serie di viaggi che lo portarono a suonare a Praga, Dresda, Berlino, Bratislava. Nel 1799, dopo un lungo studio e trascrizione dei movimenti di Haydn e Mozart, compone i suoi primi quartetti: stanno cambiando i metodi compositivi, in questi anni comincia a stendere un gran numero di abbozzi su quaderni di carta da musica. Il 2 aprile 1800 Beethoven diede al Burgtheater il suo primo concerto di beneficiata (a proprio favore). Il programma comprendeva il Settimino op. 20 e la Prima Sinfonia: il primo ebbe un successo strepitoso, la seconda è un esercizio sinfonico molto tradizionale che ricalca i modelli del classicismo.

La sordità (1801-1802)

In una lettera del 29 giugno 1801 indirizzata ad un amico dei tempi di Bonn, Wegeler:

Devo confessare che sto vivendo una vita miserevole. Da quasi due anni ho rinunziato a qualsiasi impegno sociale, proprio perché mi è impossibile dire alla gente: sono sordo. In qualsiasi altra professione, sarebbe stato più facile, ma nella mia è un terribile ostacolo. E quanto ai nemici – e ne ho un buon numero – che direbbero?”

Succesivamente in una lettera dai simili toni scriveva che quando suonava e componeva la sua disgrazia gli era meno d'ostacolo; lo faceva soprattutto soffrire quando si trovava in compagnia. Sembra che la sordità fosse causata da una degenerazione del nervo uditivo e che i primi sintomi risalissero già al 1796. Quattro mesi dopo, Beethoven scrisse di nuovo una lunga lettera a Wegeler:

Potete a stento immaginare che vita triste e vuota io abbia condotto negli ultimi due anni. Il mio povero udito mi ossessionava dovunque, come un fantasma; ed io fuggivo ogni contatto umano. Ero costretto ad apparire misantropo, e tuttavia son ben lungi dall'esserlo. Questo cambiamento è stato operato da una cara, affascinante fanciulla che mi ama e che io amo...e per la prima volta ho la sensazione che il matrimonio potrebbe rendermi felice. Sfortunatamente, ella non appartiene alla mia classe sociale.”

La “cara, affascinante fanciulla” era la contessina Giulietta Guicciardi, non ancora diciasettenne. Fu a lei che dedicò la famosa Sonata “Al chiaro di luna” scritta nel 1801; dovette rimanere sconcertato quando nel 1803 Giulietta sposò un conte, prolifico compositore di musiche per balletti. L'estate del 1802 venne trascorsa appena fuori Vienna, nel villaggio di Heiligenstadt. Fu senza dubbio qui che stese con cura uno sconcertante documento indirizzato ai due fratelli, noto con il nome di “Testamento di Heiligenstadt”, trovato tra le sue carte dopo la morte. Lo scritto segna un punto massimo di sconforto: dichiarava che, pur avendo abbandonato l'idea del suicidio, era preparato alla morte, in qualunque momento potesse giungere. La disperazione che sopraffasse Beethoven segnò l'inizio del più importante periodo compositivo definito Eroico.





Fonte: Joseph Kerman, Alan Tyson, "Beethoven"

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