venerdì 30 luglio 2010

2. Il vero successo della «strategia della tensione» (all'interno del capitolo: XI. Gli anni della «strategia della tensione»).

[...] Con piazza Fontana inizia quella che è stata chiamata la «strategia della tensione»: un inasprimento «forzato» dello scontro sociale volto a spostare a destra l'opinione pubblica prima ancora che l'asse politico; e volto a costruire le basi per «governi d'ordine», se non presidenzialismi autoritari o aperte rotture degli assetti costituzionali. Gli attori di quella strategia di più lungo periodo - fatta di attentati terroristici, di aggressioni squadristiche o di un uso illegittimo degli apparati dello Stato - sono già tutti all'opera nella strage di Milano e nella gestione dell'inchiesta giudiziaria e dei processi. Vi è inoltre un elemento che rende «unica» la strage del 12 dicembre: essa è la sola ad essere attribuita per lungo tempo alla sinistra, o a gruppi che ne fanno parte. Inoltre, proprio grazie alla «battaglia di verità» su piazza Fontana, questa sarà anche l'ultima volta in cui la «versione ufficiale» - di questure, magistrature inquirenti e governi - sarà automaticamente accettata dal paese, o dalla gran parte di esso. Questa «unicità» spiega perché si siano introdotte allora modificazioni profonde negli orizzonti culturali, prima ancora che nello scontro sociale e politico. [...]
E' in questo clima che lo squadrismo neofascista lancia l'offensiva più seria mai tentata nell'Italia repubblicana, con protagonisti diversi e con connessioni differenti: dai militanti del Movimento sociale italiano alla nebulosa dei gruppi semiclandestini o clandestini; e sino a uomini variamente presenti all'interno dell'esercito, dei servizi, dei più diversi apparati dello Stato. Nel clima che abbiamo evocato, esasperato in modo parossistico dalla stampa di destra (da «La notte» a «Il Tempo», e naturalmente a "Il secolo d'Italia"), le aggressioni verso sedi e militanti di sinistra - o presunti tali - raggiungono grande intensità. Il peso della destra negli episodi di violenza - secondo un documentato studio - è pari al 95% tra il 1969 e il 1973, all'85% nel 1974 e al 78% el 1975 [1]. Anche la ricerca coordinata da Marco Galleni fa cogliere da vicino il crescente dispiegarsi delle violenze contro persone o cose compiute dai gruppi neofascisti: dalle 148 del 1969 (contro le 10 attribuite alla sinistra) alle 286 del 1970, sino alle 460 del 1971 [2]. Nell'autunno del 1971 la giunta regionale lombarda presenta i risultati di una propria indagine: vi sono stati 400 episodi di violenza fascista nella regione dal 1969, uno ogni due giorni [3]. Di lì a poco, bombe rivendicate dalle Sam (Squadre d'azione Mussolini) colpiranno l'abitazione del procuratore generale di Milano Luigi Bianchi d'Espinosa, che aveva avuto l'ardire di incriminare il segretario del Msi Giorgio Almirante e altri dirigenti del partito per ricostituzione del partito fascista. E' il periodo in cui Almirante chiama allo scontro «anche fisico» con i comunisti [4] e vari documenti confermano l'azione paramilitare di strutture specifiche del Msi e delle sue organizzazioni giovanili. [...]
Nei giorni e nei mesi successivi al 12 dicembre l'escalation di violenza neofascista è segnalata dagli stessi prefetti: da Palermo a Trieste, da Napoli a Brescia, da Trento a Bergamo, da Torino a Cuneo o a Varese (ove inizia una delle attività squadristiche più intense). Nello stesso torno di tempo sono esponenti neofascisti a cavalcare la rivolta più eversiva di quegli anni, quella di Reggio Calabria: vicenda a sé, certo, ma tale da galvanizzare comunque le manifestazioni missine di tutta Italia [5]. Si lasci da parte, per ora, la rivolta di Reggio, e si lascino da parte anche i segnali che trapelano su azioni estreme, e sin sul golpe che Junio Valerio Borghese tenterà a dicembre: con risvolti farseschi ma con meno farseschi collegamenti con settori dei servizi segreti e delle forze armate. [...]
E' però Milano la città in cui lo squadrismo si presenta con più virulenza. Il quadro tracciato dall'inchiesta condotta dalla Regione è confermato anche dai rapporti prefettizi, che pur si limitano ai casi più gravi: anch'essi segnalano un crescendo continuo di aggressioni, sino agli episodi che costellano la campagna elettorale del Msi. Si legga quello relativo al comizio in piazza Duomo del segretario del partito Almirante, il 24 maggio 1970, cui parteciparono tremila missini:
At termine comizio partecipanti, nonostante ogni preventivo avvertimento organi polizia improvvisavano corteo con inni fascisti portandosi ottagono galleria ove inscenavano violenta gazzarra anche con lanci bottiglie molotov et petardi provocando reiterati interventi forza pubblica predisposta. Da quel momento dimostranti frazionatisi in gruppi di varia consistenza ma non inferiori at due o trecento persone davano luogo ad azioni di guerriglia e gravi disordini in vasta area centro cittadino [6].
Poco dopo, il prefetto comunica che - a seguito di «reiterati episodi di violenza» - la questura ha inoltrato alla magistratura «documentati rapporti intesi evidenziare pericolosa attività maggiori esponenti di organizzazioni neofasciste facenti capo at nota associazione "Giovane Italia"» [7]. Altri rapporti segnalano una costante presenza di neofascisti organizzati fra la sede della Giovane Italia e piazza San Babila, in pieno centro di Milano [8], con continue aggressioni e periodiche spedizioni verso i luoghi di ritrovo del movimento studentesco [9]. Dal canto suo, il «comitato per la difesa dell'ordine repubblicano» (che comprende tutti i partiti, ad esclusione del Msi) denuncia il succedersi per mesi di «atti di teppismo, aggressioni, devastazioni compiute da alcue decine di mercenari, squallidi individui prezzolati [...] tollerati dalla polizia che li lascia agire in armi e aggredire sotto i propri occhi» [10].
Questo dunque è il quadro [...].


1 D. della Porta e M. Rossi, Cifre crudeli. Bilancio dei terrorismi italiani, Bologna 1984, p. 25; [...].
2 Rapporto sul terrorismo, a cura di M. Galleni, Milano 1981.
3 Cfr. Violenze fasciste: una ogni due giorni, 400 episodi dal 1969 ad oggi, in «Il Giorno», 22 ottobre 1971. Cfr. inoltre Rapporto sulla violenza fascista in Lombardia, testo integrale della Commissione d'inchiesta nominata dalla Giunta della Regione Lombardia, Roma, 1975; [...].
4 Almirante a Firenze chiama allo scontro «anche fisico» con i comunisti, in «Il Giorno», 6 giugno 1972.
5 «Battipaglia, Reggio, a Milano [o a Roma, ecc.] sarà peggio», si grida nelle manifestazioni missine.
6 Rapporto del 24 maggio 1970 [...].
7 Cfr. il rapporto del 24 giugno 1970 [...].
8 Presidente della Giovane Italia milanese, in questo periodo, è Ignazio La Russa: cfr. «Il Secolo d'Italia», 5 e 10 marzo 1971. Nel 1971 - sempre secondo «Il Secolo d'Italia», 10 marzo 1971 - della Direzione provinciale giovanile del Msi e del «comitato di coordinazione» fanno parte fra gli altri, oltre a La Russa, Gianluigi Radice (segretario provinciale, arrestato e processato diverse volte per aggressioni e scontri con la polizia, sino all'arresto che lo colpisce dopo l'assassinio dell'agente di polizia Antonio Marino), Nestore Crocesi (arrestato nel 1970 per l'assalto alla federazione del Pci di Brescia, colpito da mandato di cattura nel 1972 per gli attentati delle Sam-Squadre d'azione Mussolini ecc.) e altri ancora. Gli articoli citati sono riprodotti nel Rapporto sulla violenza fascista in Lombardia cit., pubblicato dalla Regione, sul quale mi baso anche per le altre informazioni.
9 [...] Un massiccio tentativo di assalto all'Università Statale è messo in atto a febbraio: cfr. Dopo una manifestazione «europea» volevano assalire la Statale. Con cariche e lacrimogeni dispersi i fascisti, e G. Bocca, A proposito del raduno neonazista di Milano. In attesa degli spostati, in «Il Giorno», 2 e 4 febbraio 1970; cfr. inoltre Anarchici in centro, i fascisti alle armi, ivi, 24 marzo 1970; I fascisti scatenati devastano il centro, ivi, 25 maggio 1970; [...].
10 Il testo del comunicato è in Basta con i fascisti al centro della città, in «Il Giorno», 18 giugno 1970. E' una realtà documentata da molteplici testimonianze: «i fascisti stazionano [...] a piazza San Babila e in corso Monforte [...], pestano i "rossi" riconoscendoli dalla barba e dai jeans, insultano chi rifiuta la loro stampa [...]; e lì, agli angoli della piazza, ci sono i jeeponi della Celere con su i poliziotti immobili, che non vedono e non sentono»: G. Bocca, Il terrorismo italiano 1970-80, Milano 1981, p. 53; cfr. inoltre Cederna, Pinelli, p. 29.


Da: Guido Crainz, Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, Roma, Donzelli, 2003, pp. 368-373




L'inizio di "Sbatti il mostro in prima pagina" di Marco Bellocchio del 1972.
Ignazio La Russa a Milano in una manifestazione della "Maggioranza silenziosa" (sono presenti bandiere italiane con lo stemma dei Savoia perchè di tale organismo anticomunista facevano parte anche i monarchici):
"Gli italiani che non hanno rinunciato all'appellativo di uomini si uniscano al di sopra delle fazioni, al di sopra dei partiti, al di sopra delle divisioni interessate e volute, al di sopra dell'ormai superato, in disuso e troppo a lungo sfruttato fascismo e antifascismo, si uniscano per dire sì alla libertà dell'ordine. Questa dimostrazione, questa manifestazione vuole dimostrare che è possibile battere il comunismo, che è possibile battere i nemici dell'Italia, e insieme lo faremo. Viva l'Italia!"

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