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venerdì 17 luglio 2009

Io sono una forza del passato



"La ricotta" di Pier Paolo Pasolini è uno dei quattro episodi del film Ro.Go.Pa.G. [ROssellini.GOdard.PAsolini.Gregoretti] uscito nel 1963; gli altri episodi sono "Illibatezza" di Rossellini, "Il pollo ruspante" di Gregoretti e "Il mondo nuovo" di Godard.

Detto in tre righe "La ricotta" racconta del sottoproletario Stracci che interpretata la parte di Disma (il ladrone buono crocefisso alla destra di Gesù) in un film sulla Passione, ma durante una pausa della lavorazione si abbuffa di ricotta e ricominciate le riprese muore sulla croce.

Il film venne sequestrato per vilipendio alla religione di Stato, reato assurdo per il quale Pasolini fu condannato a 4 mesi di reclusione nel processo di primo grado (dalla sentenza: IMPUTATO del delitto p.p. dell'art. 402 C.P. [Codice Penale] per avere, nella sua qualità di soggettista e regista dell'episodio La ricotta del film "ROGOPAG" pubblicamente vilipeso la religione dello stato, rappresentando con il pretesto di descrivere una ripresa cinematografica, alcune scene dalla Passione di Cristo, dileggiandone la figura e i valori con il commento musicale, la mimica, il dialogo e le altre manifestazioni sonore, nonché tenendo per vili simboli e persone della religione cattolica).
Fu poi assolto nel 1964 dopo alcune modifiche apportate alla pellicola.

Pasolini durante la lavorazione del film aveva ampiamente previsto gli attacchi che inevitabilmente gli sarebbero piovuti addosso dagli ambienti cattolici, tanto che nei titoli di testa aveva inserito questa premessa:
"Non è difficile predire a questo mio racconto una critica dettata dalla pura malafede. Coloro che si sentiranno colpiti infatti cercheranno di fare credere che l'oggetto della mia polemica sono quella Storia e quei Testi di cui essi ipocritamente si ritengono difensori. Niente affatto, a scanso di equivoci di ogni genere, voglio dichiarare che la storia della Passione è la più grande che io conosca, e i Testi che la raccontano i più sublimi che siano mai stati scritti".
Ma in seguito al sequestro e al processo anche la premessa stessa venne modificata:
"Non è difficile prevedere per questo mio racconto dei giudizi interessati, ambigui, scandalizzati. Ebbene io voglio qui dichiarare che, comunque si prenda La ricotta, la storia della Passione - che indirettamente La ricotta rievoca - è per me la più grande che sia mai accaduta, e i testi che la raccontano, i più sublimi che siano mai stati scritti".


Questo era il preambolo, per introdurre la straordinaria scena de "La ricotta" interpretata dal grande Orson Welles, che impersona il regista del film nel film, alter-ego del regista Pasolini.




Personaggi:
G: Giornalista (Vittorio La Paglia)
OW: Regista (Orson Welles) [La voce è di Giorgio Bassani, autore de "Il giardino dei Finzi-Contini"]

G: [Permette una parola? Scusi tanto, forse disturbo, sono del "Telesera"]
OW: [Dica dica]
G: [Permette, vorrei da Lei una piccola intervista]
OW: Ma non più di quattro domande
G: Ah grazie
La prima domanda sarebbe: che cosa vuole esprimere con questa sua nuova opera?
OW: Il mio intimo profondo arcaico cattolicesimo (sogghigna)
G: Arcaico...cattolicesimo
E che cosa ne pensa della società italiana?
OW: Il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d'Europa
G: Ah, e che ne pensa della morte?
OW: Come marxista è un fatto che non prendo in considerazione
G: Quarta e ultima domanda: qual è la sua opinione sul nostro grande regista Federico Fellini?
OW: Egli danza...egli danza
G: Ah grazie complimenti arrivederla
OW: Ehi! Io sono una forza del passato. E' una poesia. Nella prima parte il poeta ha descritto certi ruderi antichi di cui nessuno più capisce stile e storia e certe orrende costruzioni moderne che invece tutti capiscono, poi attacca appunto così:
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
dimenticati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti del Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
Ha capito qualcosa?
G: Beh ho capito molto, giro per la Tuscolana...
OW: Scriva scriva quello che Le dico, Lei non ha capito niente perchè è un uomo medio, è così?
G: Beh sì
OW: Ma lei non sa cosa è un uomo medio? E' un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, colonialista, razzista, schiavista, qualunquista
G: (ride come se avesse una crisi)
OW: E' malato di cuore Lei?
G: No no facendo le corna
OW: Peccato perchè se mi crepava qui davanti sarebbe stato un buon elemento per il lancio del film. Tanto Lei non esiste, il Capitale non considera esistente la manodopera se non quando serve la produzione, e il produttore del mio film è anche il padrone del suo giornale. Addio.




Carlo di Carlo aiuto alla regia insieme a Sergio Citti ha successivamente svelato i retroscena dell'interpretazione di Orson Welles, sconsacrando un po' il sodalizio culturale tra i due registi:

"Riguardo La ricotta ricordo quel rapporto per me abbastanza assurdo con Welles. Pasolini lo volle a tutti i costi - e giustamente - perché nessuno meglio del mito Welles poteva esprimere e rappresentare il regista (cioè il regista del film nel film). Welles accettò la parte solo per un fatto economico (non sapeva neanche chi era Pasolini) chiese una cifra spropositata per un film così breve che fece rimanere in bilico la realizzazione de La ricotta per molto tempo. Ma poi le sue condizioni vennero accettate. Orson Welles non sapeva mai nulla quando arrivava sul set. Si informava poco prima di ogni ciak cosa si doveva girare, mi chiedeva le battute tanto per sapere, a occhio e croce, di cosa si trattava, poi esigeva 'il gobbo'. L'italiano lo masticava abbastanza e avrebbe potuto tranquillamente imparare le battute. La scena più vistosamente eclatante della sua partecipazione al film fu quando doveva recitare la poesia di Pier Paolo: 'Io sono una forza del passato / solo nella tradizione è il mio amore...'. Allora Welles sulla sedia da regista venne posto al centro di una collinetta con gli occhiali abbassati tanto che potesse leggere (senza che lo si notasse perché favorito dal controluce) l'enorme 'gobbo' che io gli tenevo a una distanza di quattro metri e sul quale avevo trascritto la poesia".


Foto di Pasolini e Orson Welles dal set de "La ricotta":










Lo splendido componimento "Io sono una forza del passato" declamato da Orson Welles con il sottofondo twist è di Pasolini ed è tratto da "Poesia in forma di rosa" (1964).

Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.

venerdì 15 maggio 2009

La rabbia di Pasolini


(ho fatto copia - incolla)

La Rabbia

IPOTESI DI RICOSTRUZIONE
della versione originale del film

di Giuseppe Bertolucci (già regista di "Berlinguer ti voglio bene")

Ingresso gratuito

Documentario di P. P. Pasolini.

Nel 1963 i Cinegiornali Mondo Libero di Gastone Ferranti e i materiali reperiti in Cecoslovacchia, in Unione Sovietica e in Inghilterra costituiscono, nelle mani di Pier Paolo Pasolini, la base per dare vita a La rabbia, un'analisi lirica e polemica dei fenomeni e conflitti socio-politici del mondo moderno, dalla Guerra Fredda al miracolo economico.
Un film di montaggio, un'opera giornalistica, per usare le parole di Carlo Di Carlo, «contro il mondo borghese, contro la barbarie, contro l'intolleranza, contro i pregiudizi, la banalità, il perbenismo».

Casa delle Associazioni
Indirizzo Via Pomeria, 90 Prato
venerdì 22 maggio 2009
Orario 21.30





"La mia operazione così di romanziere e di poeta urta non soltanto i moralisti o non soltanto i qualunquisti ma gli uni e gli altri.
Ci son certi animali che vengono mangiati che mentre vengono mangiati non fanno tanta pietà perchè in realtà, dice Saba, desiderano di essere mangiati.[Forse sono uno di questi animali.]
Soltanto le grandi borghesie industriali possono suscitare casi di rabbia rilevanti, in Italia no perchè la borghesia è piccola e anche la rabbia contro la borghesia è così, è provinciale è piccola è limitata.
Ecco perchè il mio tipo di rabbia non catalogabile si presenta in realtà come uno dei pochi casi di rabbia in Italia.
Anche i comunisti rivoluzionari italiani in questo momento sono tutto sommato ancora di borghesi o di piccolo-borghesi in doppiopetto che anzichè avere alle loro spalle a rassicurarli i dogmi del cattolicesimo, del conformismo borghese hanno i dogmi dell'ideologia marxista".

domenica 19 aprile 2009

Beh, io, personalmente, che cosa vole (Chiusa di Ungaretti intervistato da Pasolini)

"Eh io personalmente... sono... un omo, sono un poeta quindi, eh... incomincio...ehhm.. col trasgredire tutte le leggi...facendo della poesia. Ora... sono vecchio... e allora...non rispetto più che le leggi della vecchiaia. E putroppo... - eh eh - sono le leggi della morte."




(Giuseppe Ungaretti, tratto da: Pier Paolo Pasolini, Comizi D'amore 1963-64.)