Il testo che segue è un trancio di un articolo di Umberto Eco pubblicato su Repubblica il 25 Settembre 2009 (rielaborazione di un precedente articolo del dicembre 2007 pubblicato nella sua rubrica sull'Espresso "La bustina di Minerva") che parla di Saramago e del suo nuovo libro in uscita "Il Quaderno" di cui Eco ha composto la prefazione. Del libro in questione, raccolta degli interventi del blog di Saramago "O Caderno de Saramago", aveva già parlato oh cielo! tempo fa; nel frattempo però il blog ha chiuso.
[...] Si è detto dell'ateismo militante di Saramago. In effetti la sua polemica non è contro Dio: una volta ammesso che «la sua eternità è solo quella di un eterno non essere», Saramago potrebbe starsene tranquillo. Il suo astio è verso le religioni (ed è per questo che lo attaccano da varie parti, negare Dio è concesso a tutti, polemizzare con le religioni mette in questione le strutture sociali). Una volta, proprio stimolato da uno degli interventi antireligiosi di Saramago, avevo riflettuto sulla celebre definizione marxiana per cui la religione è l' oppio dei popoli. Ma è vero che le religioni hanno tutte e sempre questa virtus dormitiva? Saramago a più riprese si è scagliato contro le religioni come fomite [motivo] di conflitto: «Le religioni, tutte, senza eccezione, non serviranno mai per avvicinare e riconciliare gli uomini e, al contrario, sono state e continuano a essere causa di sofferenze inenarrabili, di stragi, di mostruose violenze fisiche e spirituali che costituiscono uno dei più tenebrosi capitoli della misera storia umana» ( la Repubblica, 20 settembre 2001). Saramago concludeva altrove che «se tutti fossimo atei vivremmo in una società più pacifica». Non sono sicuro che avesse ragione,e sembra che indirettamente gli avesse risposto papa Ratzinger nella sua enciclica Spe salvi dove diceva che è l' ateismo del XIX e del XX secolo, anche se si è presentato come protesta contro le ingiustizie del mondo e della storia universale, che ha fatto sì che «da tale premessa siano conseguite le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia». Forse Ratzinger pensava a quei senzadio di Lenin e Stalin, ma dimenticava che sulle bandiere naziste stava scritto Gott mit uns (che significa «Dio è con noi»), che falangi di cappellani militari benedicevano i gagliardetti fascisti, che ispirato a principi religiosissimi e sostenuto da Guerriglieri di Cristo Re era il massacratore Francisco Franco (a parte i crimini degli avversari, è pur sempre lui che ha cominciato), che religiosissimi erano i vandeani contro i repubblicani che avevano pure inventato una Dea Ragione, che cattolici e protestanti si sono allegramente massacrati per anni e anni, che sia i crociati che i loro nemici erano spinti da motivazioni religiose, che per difendere la religione romana si facevano mangiare i cristiani dai leoni, che per ragioni religiose sono stati accesi molti roghi, che religiosissimi sono i fondamentalisti musulmani, gli attentatori delle Twin Towers, Osama e i talebani che bombardavano i Buddha, che per ragioni religiose si oppongono India e Pakistan, e che infine è invocando God bless America che Bush ha invaso l' Iraq.
Per cui mi veniva da riflettere che forse (se talora la religione è o è stata l' oppio dei popoli) più spesso ne è stata la cocaina. Credo che anche questa sia l' opinione di Saramago e gli regalo la definizione - e la sua responsabilità. [...]
Inoltre in questo stesso articolo per sottolineare che "Saramago non fa complimenti, ovvero non le manda a dire", Eco si lancia in un gustoso virtuosismo, una tripla citazione carpiata con paradosso finale:
"Cito (a memoria) Borges che citava (forse a memoria) il dottor Johnson che citava il fatto di quel tale che così insultava il proprio avversario: «Signore, vostra moglie, col pretesto di tenere un bordello, vende stoffe di contrabbando»."
P.s. Ho immesso nelle Traslazioni la rubrica di Eco sull'Espresso denominata "La bustina di Minerva".
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lunedì 28 settembre 2009
domenica 7 giugno 2009
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Il suo ultimo libro, intitolato "Il quaderno" è una raccolta di interventi letterari e politici di vario genere che l'ottantaseienne scrittore portoghese ha raccolto sul suo blog. Il libro non sarà pubblicato da Einaudi (che da anni cura le edizioni italiane dei libri di Saramago) perché alcune parti del libro "diffamano" Berlusconi.
Nel comunicato stampa è stato dichiarato "L’Einaudi ha deciso di non pubblicare O caderno di Saramago perché fra molte altre cose si dice che Berlusconi è un 'delinquente'. Si tratti di lui o di qualsiasi altro esponente politico, di qualsiasi parte o partito, l’Einaudi si ritiene libera nella critica ma rifiuta di far sua un’accusa che qualsiasi giudizio condannerebbe."
Una nota a margine: Einaudi è di proprietà di Berlusconi.
Il libro sarà edito in Italia da Bollati Boringhieri. Inoltre sulla rete esiste una traduzione autorizzata del blog di Saramago a questo indirizzo: http://quadernodisaramago.
Ieri Saramago ha scritto un articolo per El Pais in cui dice la sua su Berlusconi ai lettori spagnoli.
Ho tradotto l'articolo, spero fedelmente.
LA COSA BERLUSCONI. di José Saramago
Non vedo quale altro nome gli si potrebbe dare. Qualcosa di pericolosamente vicino ad un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi, se un vomito profondo non riesce a rigettarlo via dalla coscienza degli italiani, prima che il veleno abbia corroso le vene e distrutto il cuore di una delle più ricche culture europee. I valori fondamentali della convivenza umana sono calpestati ogni giorno dai viscidi piedi della cosa Berlusconi che, tra i suoi molti talenti, ha un'abilità funambolesca per abusare delle parole, pervertendone l'intento e il significato, come nel caso del Polo della Libertà, che è il nome del partito con cui ha assaltato il potere. L'ho chiamato delinquente e non mi pento di questa cosa. Per motivi di natura sociale e semantica che altri possono spiegare meglio di me, il termine reato, in Italia, ha una carica negativa molto più forte che in qualsiasi altra lingua parlata in Eurpoa. Per tradurre in forma chiara e violenta cosa penso della cosa Berlusconi, ho utilizzato il termine nell'accezione che la lingua di Dante gli da abitualmente, anche se è più che dubbioso che Dante l'abbia mai utilizzato. Delinquenza nel mio portoghese, significa, in accordo con i dizionari e la pratica corrente della comunicazione "atto di commettere delitti, disobbedire alle leggi o alle norme morali". La definizione si adatta alla cosa Berlusconi senza una ruga, senza una tensione, fino al punto di somigliare a una seconda pelle ancor più dell'abbigliamento che vi sta sopra. Per anni la cosa Berlusconi ha commesso crimini di gravità variabile, ma comunque sempre di dimostrata gravità. Come se non bastasse, non è che disobbedisca alle leggi ma, peggio ancora, le fa fabbricare a salvaguardia dei suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorrenni, e in termini di valori morali, non vale la pena parlarlare, dal momento che non c'è nessuno nell'Italia e nel mondo che non sappia che la cosa Berlusconi li ha fatti cadere da lungo tempo nella più completa abbiezione. Questo è il Primo Ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte a servire come modello, questa è la strada per la rovina sulla quale, per trascinamento, vengono portati i valori della libertà e della dignità che impregnarono la musica di Verdi e la politica di Garibaldi, coloro che fecero dell'Italia del XIX secolo, durante la battaglia per l'unificazione, una guida spirituale dell'Europa e degli europei. Questo è ciò che la cosa Berlusconi vuole buttare nel bidone dei rifiuti della Storia. Gli italiani lo permetteranno?
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